Il radicchio di Verona vola nel Sud Furiani: la certificazione Igp è stata la spinta giusta. Ottima qualità garantita dal meteo

Croccante e colorato: ottima qualità per il radicchio di Verona, che vola al Sud. Il prodotto scaligero, storicamente consumato nel Nord Italia, sta guadagnando posizioni anche nel Meridione grazie alle sue caratteristiche di gusto e bellezza.
“Le condizioni meteo autunnali stanno garantendo la giusta escursione termica per la maturazione – dice Cristiana Furiani, presidente del consorzio di tutela del radicchio di Verona Igp e amministratore delegato dell’azienda Geofur, associata a Confagricoltura Verona – . Ora siamo in raccolta con il prodotto precoce e da metà dicembre inizierà a essere distribuito il prodotto tardivo. I radicchi raccolti presentano un’ottima qualità tra croccantezza e durezza del ceppo e vengono richiesti anche al Sud. La spinta è dovuta alla certificazione Igp, che ha fatto la differenza, conferendoci il riconoscimento che ora viene apprezzato anche dai consumatori”.
A pesare, anche quest’anno, sono i prezzi insoddisfacenti, dovuti anche ai costi superiori sostenuti dai produttori a causa del meteo avverso di agosto. “Il caldo estivo ci ha costretti a operazioni di soccorso come le abbondanti e frequenti irrigazioni – spiega Furiani -. Abbiamo perciò subito perdite, che ci hanno portato ad un calo quantitativo e ad un aumento dei costi. Perciò i prezzi attuali non sono soddisfacenti. Novembre, tuttavia, è sempre un mese difficile; speriamo che dicembre, con le feste natalizie che si avvicinano, ci dia una mano”.
Conferma l’affanno delle quotazioni Andrea Tosoni, coltivatore di Valeggio che fa capo a Confagricoltura Verona. “Anche questa stagione, come quelle precedenti, si preannuncia deludente sotto l’aspetto della redditività – sottolinea -. Siamo arrivati, al massimo, a 1,20 euro al chilo per il prodotto lavorato. È da quattro anni che non riusciamo a portare a casa reddito e non sappiamo se andare avanti con la produzione. Noi produttori ci mettiamo impegno e investimenti, ma il mercato non paga”.
Anche per Cia Agricoltori Italiani una buona qualità, ma incertezza sui prezzi.
“La qualità della produzione sembra avere un andamento normale – sottolinea Andrea Lavagnoli, presidente di Cia Agricoltori Italiani Verona, “ma per i produttori l’incertezza è sui prezzi, memori del tracollo subito a fine stagione scorsa. Vi è da dire che si assiste ad una sempre maggiore concentrazione delle produzioni, spesso gestite da produttori-commercianti, il che consente, in queste situazioni, di conseguire un equilibrio tra costi e prezzi al consumo, in quanto sono firmati a prezzo prestabilito i contratti con la grande distribuzione. Si tratta di vedere come si caratterizzerà il prezzo nei prossimi giorni e mesi del prodotto all’origine per i produttori che non svolgono attività di commercializzazione con contratti prefissati, tenuto conto che la produzione di un chilo di radicchio non costa meno di 0,50 – 0,60 euro”.