Il giornalismo è uno dei mestieri che più si è trasformato nel corso degli ultimi decenni, complici le nuove tecnologie, i social, i giornali on line, che hanno messo in secondo piano i quotidiani cartacei, quelli che consentono l’approfondimento, il gusto della scrittura, la sorpresa di trovare notizie che non avevi previsto di leggere. Per capire e riscoprire che cosa era un giornale, chi ci lavorava e quali relazioni consentiva di coltivare il ruolo del giornalista, ecco il libro di Stefano Vicentini, professore e giornalista di Cerea, che giustamente celebra uno dei miti di questa professione: Giulio Nascimbeni, il signore della terza pagina, la firma del paròn. Prefazione di Marzio Breda, giornalista del Corriere della Sera, quirinalista, (veneto pure lui e sposato con una gentile signora veronese) che con Nascimbeni lavorò in redazione per decenni. Vicentini e Breda ne hanno parlato, presentando il libro, l’altra sera alla libreria Feltrinelli di via Quattro Spade alla presenza dei sindaci di Cerea e Sanguinetto. Giulio Nascimbeni nasce a Sanguinetto il 27 ottobre 1923 e qui, nel suo paese, muore il 28 gennaio 2008. Laureato in Lettere, uomo di cultura classica, “era ben quadrato, un vero professore e aveva il demone della scrittura”, ha ricordato Breda. Nascimbeni iniziò come cronista al quotidiano L’Arena, fucina in quegli anni di grandi talenti poi passati a quotidiani nazionali come Silvio Bertoldi e Stefano Reggiani. Arriva nel 1960 prima al Corriere d’Informazione chiamato dal direttore Gaetano Afeltra che aveva notato i suoi articoli, poi al Corriere della Sera. Qui ben presto curò le pagine culturali, creando un vero e proprio modello: la Terza pagina alla quale collaboravano i migliori intellettuali: da Moravia a Pier Paolo Pasolini, da Pietro Citati ad Andrea Zanzotto e Goffredo Parise. E per almeno vent’anni Nascimbeni fu il responsabile delle pagine culturali, prestigiose e di elevato spessore. In 50 anni di lavoro a Milano, come hanno ricordato Breda e Vicentini, Nascimbeni “non ha mai troncato il legame con la sua terra e tornava a Sanguinetto appena poteva”. Qui fu raggiunto, mentre era in ferie, da una telefonata della redazione del Corriere, rispose la governante che spiegò che il professor Nascimbeni non c’era, anzi che “il paròn è in osteria”. Da allora Nascimbeni diventò il paròn per la sua autorevolezza. “E in osteria ci voleva sempre andare per giocare a carte e non perdere il contatto con la sua gente”, ha spiegato Vicentini, che su nascimbeni ha scritto la tesi di laurea, frequentando casa Nascimbeni. “Il professore volle leggerla e dopo soli due giorni mi presentò le correzioni. Lo andavo a trovare spesso, era di carattere riservato, ma poi ti faceva sentire a casa, diventava affettuoso e alla fine eravamo diventati come un nipotino che andava dal nonno”. “Tanto per avere un’idea del livello del Corriere di quegli anni, che tirava 800 mila copie, in redazione c’era anche Montale, premio Nobel, per il quale Nascimbeni nutriva una sincera venerazione. Giulio in qualità di responsabile delle pagine culturali, aveva rapporti con tutto il mondo degli intellettuali e degli scienziati. E da buon professore voleva che i testi fossero curati, mai sciatti, mai in prima persona. E addirittura correggeva i testi di un certo Indro Montanelli”. Nascimbeni poi curò in quegli anni la prima trasmissione di libri alla RAI di Corso Sempione. Il libro curato da Vicentini con prefazione di Breda raccoglie 100 articoli di Terza Pagina con relativi commenti. Ma la Terza Pagina purtroppo ormai è tramontata perché è cambiato il giornalismo, sono cambiati i parametri dei giornali e sono cambiati anche gli intellettuali, sempre più difficili da trovare. “Non esistono più grandi figure, le pagine si sono ridotte anche graficamente, la cultura di massa è su altre pagine, gli intellettuali sono pochi”, hanno sottolineato Vicentini e Breda. Tanto per citare un aneddoto, Breda ha ricordato che per il Corriere “le interviste si facevano a casa dell’intervistato per capire il personaggio, cogliere il suo ambiente, i suoi gusti, la sua personalità. Ora si fanno ora al telefono o via mail”. Quando andò in pensione, al Corriere non riuscirono a trovare un sostituto per le pagine culturali e decisero di riassumerlo per alcuni anni. “Era felicissimo. Ed era stato rispettato e amato per 50 anni”. Poi, il ritiro a Sanguinetto e la morte nel 2008: la chiusura di un cerchio per il figlio della Bassa. MB
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