Flotilla: occupazione e corteo a Verona Studenti e lavoratori di tutti i settori hanno risposto all’appello lanciato dalla Cgil per ribadire il no all’aggressione del Governo israeliano ai danni della missione umanitaria Global Sumud Flotilla. Assemblea all’Università e mobilitazioni in piazza

In difesa dell’ordine costituzionale. Padovani non ci sta: ”Lo sciopero è un diritto, ma l’astensione di oggi ricade sui cittadini”

UDU Verona e Rete degli Studenti Medi dopo l’occupazione dell’Ateneo veronese, questa mattina si sono ritrovati alla Stazione di Porta Nuova. Più di duemila studenti nello spezzone studentesco e oltre quattromila cittadine e cittadini hanno risposto al grido lanciato, riempiendo le strade di Verona per manifestare chiaramente la contrarietà al genocidio in atto in Palestina e la solidarietà alla Global Sumud Flottilla, fermata illegalmente dalle forze israeliane in violazione del diritto internazionale. ”Lo abbiamo ripetuto ieri in assemblea in Università e da lì è nata la decisione collettiva di occupare l’Ateneo: non un gesto isolato, ma un passaggio necessario per costruire insieme la mobilitazione di oggi. Questa mattina abbiamo scelto di essere in piazza unitariamente, come generazione che non può più stare a guardare di fronte alla gravità di un genocidio sotto i nostri occhi e alla complicità del nostro Governo di fronte a questo”, dichiara Emma Menaspà, Senatrice Accademica UDU Verona. ”In tutta Italia stiamo scendendo in piazza, da noi studenti il messaggio è chiaro: noi non siamo complici di questa tragedia e non staremo a guardare un governo che continua a negare le sue responsabilità e di fronte a un popolo che si oppone volta la faccia, o peggio, lo rinnega”, afferma Zoe Zevio, Rete degli Studenti Medi. La Cgil, che ha proclamato lo sciopero generale, ha ricordato che l’iniziativa è ”in difesa dell’ordine costituzionale”. Il sindacato, per bocca della segretaria generale Cgil Verona Francesca Tornieri ha sottolineato che ”la proclamazione dello sciopero generale è una risposta di democrazia e civiltà al tentativo di rimettere la sordina alle vergogne che la missione umanitaria ha contribuito a scoperchiare, rompendo il muro di silenzio attorno al genocidio in corso a Gaza e all’impossibilità di far recapitare in sicurezza gli aiuti alle persone bisognose, sottolineando l’ignavia dei governi europei ed occidentali, a partire da quello italiano, che non hanno fatto nulla di concreto per fermare le stragi”. Dal canto suo Mattia Mosconi, candidato del Pd veronese al consiglio regionale del Veneto ha ricordato come ”lo sciopero sia la testimonianza di una popolazione che non china la testa davanti alla barbarie che si sta compiendo a Gaza”. Sul fronte opposto Marco Padovani, deputato di Fdl, ricorda che ”il diritto di sciopero è garantito dalla Costituzione, ma va esercitato con senso di responsabilità, evitando di colpire direttamente i cittadini e di bloccare servizi fondamentali per la vita quotidiana. La scelta di indire uno sciopero generale in un giorno lavorativo come il venerdì rischia di avere ricadute pesanti su famiglie e imprese, già alle prese con altre difficoltà”.

Inerzia dei Governi europei e l’iniziativa partita dal basso. Ma vale la pena di chiedersi che fine hanno fatto gli aiuti visto che le imbarcazioni sono state sequestrate dalla marina israeliana

Il caso Flotilla lo conosciamo tutti, ha tenuto banco per giorni su tv e giornali, superfluo ricordare tutti i passaggi di questa missione politico/umanitaria che si è conclusa con l’abbordaggio da parte della Marina di Israele nelle acque internazionali davanti a Gaza, l’arresto di tutti i partecipanti e il loro rimpatrio. Una vicenda che ha scosso l’opinione pubblica, ha portato allo sciopero generale di oggi, manifestazioni (con violenze) in tante città, cortei anche a Verona, e soprattutto ha diviso gli italiani con una tifoseria da stadio, insulti e offese sul web da una curva e dall’altra senza vergogna. Da semplici osservatori estranei alla vicenda e per quanto possibile imparziali, che cosa ci ha insegnato questa vicenda? Che di fronte all’inerzia dei governi europei (con rare eccezioni, vedi la Spagna) davanti al continuo massacro di massa (o genocidio) in corso a Gaza da parte del governo di Netanyahu (che andrebbe distinto da Israele e dalla sua storia) soltanto una iniziativa partita dal basso per portare aiuti alla popolazione affamata e stremata e rompere l’assedio può smuovere la situazione e dimostrare la pigrizia della politica. Che l’iniziativa può essere stata velleitaria ma sicuramente ha avuto un forte significato politico. Ma a questo punto vale la pena di chiedersi: che fine hanno fatto gli aiuti visto che le barche sono state sequestrate dagli israeliani? Sicuramente non finiranno a Gaza, come era l’intento dei promotori della Flotilla? Gli aiuti alimentari verranno distrutti? Li useranno gli israeliani? A questo punto se l’obiettivo fosse stato realmente umanitario, c’era la possibilità della terza via, quella proposta dal presidente della Repubblica Mattarella: portate gli aiuti al patriarcato di Gerusalemme. Si trattava di accettare la mediazione della Chiesa cattolica, che appunto si è detta disponibile a fare arrivare il carico della Flotilla a Gaza passando per Cipro, dove c’è una sede (tecnicamente chiamata ”vicariato”) del patriarcato di Gerusalemme. La Flotilla ha rifiutato. L’intento politico di rompere l’assedio a Gaza e sfidare il blocco navale israeliano ha prevalso. E gli aiuti chissà che fine hanno fatto.

Quanto vale il diritto internazionale. ”Fino a un certo punto” come ha ammesso tristemente il ministro degli esteri Tajani

Ma c’è anche dell’altro tra gli insegnamenti di questa storia. Innanzi tutto che il diritto internazionale, come ha ammesso il ministro degli Esteri Tajani, vale ma fino a un certo punto. Prendiamone atto. Una bestialità di questo folle periodo storico dove prevale ormai la narrazione bellicista dopo 80 anni vissuti con la logica della pace e del rispetto. Così come si dice che la legge è uguale per tutti ma per gli amici un po’ di più, così il diritto internazionale vale a giorni alterni, per il caso del generale Almasri, rimpatriato a Tripoli con un aereo di Stato italiano benché colpito da un mandato di arresto della Corte penale internazionale. Come hanno spiegato insigni giuristi, l’azione della Global Sumud Flotilla è stata perfettamente conforme al diritto internazionale e non ha violato alcuna norma. Ha navigato in acque internazionali e poteva proseguire fino alle coste di Gaza. Ma siccome come dice Tajani che considera Israele paese amico, il diritto internazionale vale fino a un certo punto, ecco che secondo la legge, è una palese violazione del diritto internazionale l’attacco armato alle imbarcazioni della Flotilla. Perché il blocco navale israeliano al largo di Gaza con l’isolamento della Striscia e la conseguente carestia che ha colpito la popolazione civile, va contro il diritto internazionale così come il fatto che Israele consideri di propria proprietà le acque antistanti la costa di Gaza. Secondo i giuristi infatti ”le acque antistanti Gaza non segnano i confini di Israele né acque territoriali israeliane, bensì palestinesi, e ciò indipendentemente dalla scelta politica di riconoscere o meno lo Stato di Palestina. Il diritto internazionale impone, infatti, che non si possano riconoscere effetti giuridici ad annessioni territoriali illecite, di conseguenza è illecito qualsiasi riconoscimento di sovranità territoriale israeliana sul mare antistante Gaza”. Anche perché va ricordato che ”L’occupazione e l’annessione di territori palestinesi da parte di Israele è illecita”. Una vicenda complicatissima dunque, che continuerà a incendiare le coscienze e scatenare dibattiti e manifestazioni. Una iniziativa partita dal basso è riuscita comunque a smuovere le coscienze e dimostrare che la politica italiana ed europea finora non hanno fatto nulla se non speso solo parole: la società civile è più avanti e la politica e i governi che dovrebbero rappresentare tutti ora devono raccogliere la sfida. Comunque la si pensi, sicuramente tutta questa storia poteva essere gestita meglio sia dai governi che dagli attivisti della Flotilla, ma è stato comunque uno spartiacque dal quale non si torna più indietro: la tragedia del genocidio di Gaza e del popolo palestinese è sul tavolo, sotto gli occhi di tutti, non si può far finta di non vedere. E non intervenire.