La Rotta è giusta. Nostra intervista esclusiva Tra nuovo governo e “prospettive elettorali 2022” ecco l’analisi della parlamentare veronese del Pd. “Draghi è il profilo che serviva per ricominciare. Quanto a Verona, alla città occorre un deciso rilancio: il Pd non deve ripetere gli errori del passato...”

Raffaele Tomelleri

Dice che “Draghi è il profilo perfetto, per risalire la corrente”. Non ha dubbi, Alessia Rotta, parlamentare Pd, veronesissima di Sommacampagna, con un passato da giornalista e poi la rapida ascesa. “Non tutto il male vien per nuocere” osserva, ripensando alla crisi e a tutto quello che è successo. “Crisi bruttissima, questo è chiaro. Per il momento, le condizioni del Paese, la crisi economica che la pandemia ha causato. Detto questo, l’avvento di Draghi è aria fresca, perchè lui parla in Italia e in Europa il linguaggio che serve. E perchè, diciamolo, qualche mezzo “miracolo” l’ha già compiuto”.
Il mezzo “miracolo”, sorride, “…è la Lega che improvvisamente si mette a parlare di ambiente come fosse una delle sue priorità. Mai sentito Zaia, ad esempio, mettere l’ambiente in cima ai suoi pensieri. E lasciamo stare Salvini. Però, anche loro si sono messi a remare e questo dimostra quanto la figura di Draghi sia importante per ricominciare a crederci”.
E visto che c’è, Alessia Rotta sposta l’obiettivo su Verona. “Dove – sospira – noi del Pd dovremmo pensare a un’operazione simile a quella di Draghi”. Guarda avanti, ma non troppo. “Le elezioni sono tra un anno, poco più, è il momento di scegliere”, spiega. “E noi non possiamo ripetere gli errori passati”. Quattro anni fa, l’ultimo. “Se pensiamo che non andammo al ballottaggio per lo 0,5 per cento, credo non ci sia bisogno d’altro. Ecco, ora quella lezione ci deve servire per presentarci all’appunta’mento con le carte in regola. Potremmo avere una grande occasione per tornare a governare la città”.
L’analisi è netta, precisa, l’immagine a fuoco. “Intanto, pensiamo a un centrodestra diviso, che farà fatica a far sintesi. Da una parte c’è un sindaco di cui, mi sembra, la città non è entusiasta. Oh, sia chiaro, lo stimo e lo rispetto sul piano personale, ma questo è un altro discorso. Nè credo, ci sia una gran voglia di rivedere Tosi come primo cittadino. Perchè non credo che la gente abbia dimenticato il cimitero verticale, giusto per dire l’ultima trovata che, per fortuna, non andò in porto… E per il resto, si deve soprattutto a Tosi se Verona è la città delle eterne promesse mancate. Vogliamo ricordare l’Arsenale, la Fondazione Arena che voleva liquidare e tante altre cose rimaste lì, incompiute”.
Ha chiara l’idea di “una città diversa, che non può essere quella della cittadinanza tolta a Saviano”.
“Noi dobbiamo costruire il campo dell’alternativa, perchè la posta in palio è molto alta. Il Pd si gioca la maturità, dobbiamo essere bravi a guardarsi in faccia, senza volere ad ogni costo lo jus primae noctis…”.
Può essere Damiano Tommasi, l’uomo giusto? “Perchè no? Può essere lui, ma se non fosse lui dev’essere una figura in grado di riassumere i valori che ci appartengono. E che abbia della città l’idea di un rilancio. Abbiamo perso Cattolica, il Banco è diventato milanese, l’Aeroporto è così, andiamo avanti? Verona va ripensata, ha potenzialità straordinarie, in campo artistico, economico, turistico. Vanno trovate le energie e le risorse, non solo economiche, per ridisegnare il futuro di Verona”.
Ha alcuni sogni nel cassetto, magari li ritroveremo nel programma elettorale. “Io penso a un museo della Callas, che con Verona ha avuto un rapporto strettissimo. E’ un’icona a livello mondiale, che potrebbe attirare su Verona attenzione da tutto il mondo. Ma è solo un esempio. Verona deve riaccendere il motore e riprendere la strada”.