La seconda ondata in Cina non c’è stata… C’è una domanda che gira: perché?

La Cina, la nazione da cui è partito il virus che ha contaminato tutto il mondo, è riuscita a sconfiggerlo e a far ripartire la propria economia. Sino al 26 ottobre ha segnalato solo 20 nuovi casi Covid-19, tutti importati, e nessun decesso.
La domanda che si pone l’ex assessore Giorgio Massignan è: “come ha fatto?” La risposta, o meglio le risposte sono:
un sistema centralizzato di risposta alle epidemie
restrizioni molto severe (durante il lockdown solo un membro della famiglia era autorizzato a uscire di casa per comprare beni di prima necessità, per esempio)
un efficace sistema nazionale di contact tracing
la capacità di aumentare la produzione di mascherine e camici clinici
l’accettazione dell’uso obbligatorio della mascherina da parte della popolazione senza polemiche o esitazioni
un controllo della trasmissione locale che ha lasciato poi il posto alla prevenzione della diffusione del virus dai casi importati. (da The Lancet – Infectious Diseases).
I dati che vengono forniti dalla Cina potrebbero anche essere non del tutto reali e che alcune notizie siano state e siano mantenute segrete. Ma è indubbio che, a differenza di tutti gli stati occidentali, l’economia cinese sia cresciuta del 4,9% nel terzo trimestre rispetto all’anno precedente e che il Fondo monetario internazionale preveda che nel 2021 crescerà dell’8,2%.
In realtà, la Cina non è un paese democratico, ed ha un governo che può imporre forti limitazioni alla libertà individuale, situazione che nessuno stato democratico potrebbe accettare. Inoltre, nella cultura cinese è radicato l’impegno per il bene superiore, ben diverso dall’ iperindividualismo che caratterizza molti stati occidentali e che ha guidato gran parte della resistenza alle contromisure contro il coronavirus.
Va comunque sottolineato che la società cinese ha dovuto affrontare la grave epidemia provocata dalla SARS, rendendola più attenta e consapevole di ciò che può causare un’epidemia di coronavirus.  Un’altra differenza con l’Europa è che solo il 3% della popolazione anziana cinese vive in case di riposo, luoghi ad alto rischio.