Le Fiere penalizzate dalle chiusure Performance in linea con il settore gravemnete penalizzatodall’emergenza Covid

L’Assemblea dei Soci di Veronafiere Spa, in seduta ordinaria, ha approvato all’unanimità il bilancio al 31 dicembre 2020. Si tratta di un consuntivo che riflette il severo impatto che la pandemia di Covid-19 ha avuto nel 2020, causando un blocco quasi completo del settore fieristico nazionale e internazionale. Da marzo dello scorso anno, infatti, i DPCM emanati dal Governo hanno di fatto imposto lo stop a tutte le manifestazioni e ai congressi. I risultati consuntivi 2020 a livello di Gruppo mostrano un fatturato a 37,3 milioni di euro, inferiore del 65% rispetto all’anno precedente, con un EBITDA negativo per 17,6 milioni di euro e un risultato netto pari a -25,8 milioni euro. La capogruppo Veronafiere Spa ha registrato ricavi pari a 21,9 milioni di euro, in calo di 69,9 milioni di euro (-76%) rispetto al consuntivo 2019. L’EBITDA è negativo per 21 milioni di euro e il risultato netto è pari a – 26,2 milioni di euro. I numeri relativi alle perdite di fatturato e di ricavi sono in linea con quelli degli altri principali player fieristici italiani ed europei. Le restrizioni per l’emergenza sanitaria hanno permesso nel 2020 lo svolgimento regolare in presenza nel quartiere fieristico di Veronafiere soltanto di sette rassegne tra cui Motor Bike Expo, Fieragricola, Progetto Fuoco ad inizio anno e di Oil&nonOil ad ottobre, mentre all’estero ne sono state organizzare sei. Questo a fronte di un calendario 2020 che prevedeva 67 manifestazioni di cui 42 in Italia e 25 oltreconfine. Gli eventi previsti da aprile dello scorso anno in poi, a causa del clima di incertezza, hanno visto un susseguirsi di rinvii, con la necessità da parte di Veronafiere di riprogrammare più volte nel corso dell’anno sia le date che i format delle rassegne, con conseguente rimodulazione anche delle attività commerciali e di promozione collegate. Marmomac, B/Open, ArtVerona e wine2wine sono state organizzate su piattaforme online, in versione “digital”, mentre Fieracavalli è stata costretta dai DPCM ad un posticipo al 2021 a poche settimane dal via, quando gli allestimenti erano già in corso.
«Pur all’interno di uno scenario caratterizzato da incertezza e complessità crescente, un importante elemento di sviluppo futuro è legato alla realizzazione dell’aumento di capitale da 30 milioni di euro sottoscritto al 100% dai soci, che andrà a incidere sul bilancio 2021. Il piano per la ripartenza è stato presentato già nel febbraio di quest’anno e la macchina Veronafiere non si è mai spenta, nemmeno nei momenti più difficili – spiega Maurizio Danese, presidente di Veronafiere –.
«Per l’industria fieristica globale – commenta Giovanni Mantovani, direttore generale di Veronafiere –, il 2020 è stato un anno difficilissimo che ha messo a dura prova la capacità di resilienza del sistema ma ci ha anche spinto a adattarci ed evolvere. Ci sono una serie di elementi che ci consentono guardare con ottimismo al futuro, dal punto di vista della continuità a livello strategico e commerciale.