L’Italia si conferma un Paese dove il gioco resta un fenomeno diffuso e complesso, con rischi che variano sensibilmente da una regione all’altra. Per fotografare questa realtà, Imco ha elaborato un indice che misura il rischio di sviluppare comportamenti problematici legati al gioco, combinando dati ufficiali provenienti da Agenzia delle Dogane e dei Monopoli (ADM), Istituto Superiore di Sanità (ISS), Ministero della Salute e Federconsumatori. Il Veneto si colloca nella fascia medio-alta della classifica nazionale con un indice di 0,73, mantenendo una posizione intermedia nel Nord/Nord-Est. La spesa e la prevalenza GAP risultano contenute rispetto all’Emilia-Romagna, ma più alte di Friuli-Venezia Giulia e Trentino-Alto Adige, delineando un equilibrio tra partecipazione e rischio. L’accessibilità elevata e le 19 strutture dedicate contribuiscono a definire una regione con offerta ampia ma controllata. Nel complesso, il profilo è stabile, anche se la presenza diffusa dei punti gioco mantiene un potenziale fattore di attenzione. È fondamentale ricordare che lo studio riguarda i punti gioco fisici, senza includere l’online, che per la sua accessibilità continua potrebbe amplificare i livelli di esposizione. La spesa pro capite è di 1.400 euro, un valore intermedio nel Nord/Nord-Est.