Maestro del San Zeno II.

Anche in questo caso, come quando abbiamo parlato del primo maestro di San Zeno, il nome non è un nome proprio, ma un nome convenzionale dato dalla critica per identificare un artista anonimo che lavorò agli affreschi della Basilica di San Zeno a Verona. Gli studiosi attraverso i loro approfondimenti hanno individuato più mani negli affreschi della basilica: un primo maestro (più legato a tradizioni romaniche e bizantine) e un secondo maestro, che introduce un linguaggio pittorico più moderno, aperto verso il gotico. Attivo probabilmente nella seconda metà del Trecento (circa 1360-1380) mostra una certa conoscenza delle novità giottesche, forse tramite Padova (Cappella degli Scrovegni) o Firenze, ma rielaborate in chiave locale. Il suo modo di rappresentare le figure e’ più plastico e volumetrico rispetto a quelle rigide e bidimensionali del primo maestro. Il secondo maestro da una maggiore attenzione alla narrazione, con scene che risultano più vivaci e più umane. Questo artista viene considerato uno dei punti di svolta nella pittura veronese, in quanto traghetta l’arte locale verso il linguaggio del gotico internazionale. A lui sono attribuiti affreschi della navata e delle absidi che mostrano la mano di più maestri. Il secondo maestro viene di solito identificato come autore di: alcune storie dell’Antico e Nuovo Testamento lungo le pareti della navata; di figure di santi e decorazioni ornamentali più eleganti e dinamiche rispetto al primo ciclo. Le attribuzioni, però, non sono sempre certe: in diversi punti gli interventi dei due maestri si sovrappongono o si alternano. La pittura del secondo maestro di San Zeno segna un passaggio fondamentale nella pittura veronese: dal romanico-bizantino verso un linguaggio più narrativo e giottesco. Ha influenzato altri artisti attivi a Verona e nel territorio scaligero. È considerato, insieme ad Altichiero e ad altri maestri attivi in Veneto, uno dei protagonisti della fase di rinnovamento artistico nella seconda metà del Trecento. Questi due soggetti si inseriscano nel panorama della pittura veronese del XIV secolo, e possono ipotizzarsi qualche influenza o influsso. Altichiero da Zevio (ca. 1330-ca. 1390) è uno dei maggiori pittori del Trecento in Veneto. Attivo a Verona e Padova, ha una formazione probabilmente influenzata dalla scuola giottesca lombarda, da Turone di Maxio, da Tommaso da Modena. Il Secondo Maestro di San Zeno fa parte di un gruppo anonimo di frescanti attivi nella seconda metà del XIV secolo a Verona (in particolare nella Basilica di San Zeno). Lo stile è considerato «più evoluto» rispetto al Primo Maestro di San Zeno, e presenta richiami alla pittura lombarda. Ci sono elementi che possono suggerire una relazione di influenza, affinità o almeno confronto critico come i tempi cronologici compatibili. Il Secondo Maestro opera nella seconda metà del XIV secolo, che è anche il periodo in cui Altichiero è attivo a Verona e Padova. Il Secondo Maestro è visto come derivante da modelli giotteschi, benché attenuati, e con caratteri ‘estesi’ alla componente lombarda. Altichiero stesso si forma sotto l’influenza di Turone (veronese, con legami alla pittura lombarda), e giottesca, oltre che da Tommaso da Modena. Altichiero è noto per la capacità narrativa, la resa drammatica, la ricchezza dei dettagli, il senso dello spazio – caratteristiche che in parte si trovano anche negli affreschi attribuiti al Secondo Maestro. Ad esempio, nei cicli votivi della Basilica di San Zeno, in scene come «San Giorgio che uccide il drago», «Battesimo di Cristo», «Resurrezione di Lazzaro». Ci sono in ogni caso anche differenze che suggeriscono che il Secondo Maestro non sia per cosi dire semplicemente un «giovane Altichiero» o suo allievo diretto: Il livello tecnico e la qualità delle composizioni del Secondo Maestro sono, in genere, valutati come inferiori a quelle migliori di Altichiero, specialmente negli affreschi più complessi di quest’ultimo. Lo stile del Secondo Maestro è meno innovativo, con una minor capacità di creare spazi profondi, prospettive complesse, effetti illusionistici che invece in Altichiero sono ben presenti.

TIZIANO BRUSCO