Mar del Plata, la mischia più dura contro Videla

Uno per uno. Sono andati a prenderli uno per uno i ragazzi della squadra di Mar del Plata, cittadina costiera della provincia di Buenos Aires. Mentre l’Argentina si prepara ad ospitare i Mondiali di Calcio del 1978, una vetrina durante la quale il durissimo regime di Videla deve mostrarsi con il suo volto più sorridente e affabile, è una piccola squadra di rugby a non voler piegare il capo di fronte alla dittatura.
A dare l’avvio alla vicenda intera è la morte del primo giocatore, Javier, ucciso in quanto studente di tendenze comuniste e immischiato nelle assemblee universitarie. Sparisce così, dopo un allenamento, senza lasciare traccia, salvo poi essere ripescato giorni dopo da un fiume, il cranio bucato da una pallottola e le mani legate col fil di ferro.
Questo episodio, lungi dallo spaventare i suoi compagni, li compatterà, donando loro una coscienza sociale e politica. Il loro obiettivo sarà non solo la vittoria finale nel campionato, ma non far dimenticare le ingiustizie e le atrocità sotto gli occhi di tutti, ma pavidamente ignorate, in Argentina. Li prenderanno tutti, uno a uno. Ne resterà un solo, Raul. A lui toccherà il fardello più grave, più tosto e doloroso di una mischia furibonda a metà campo: ricordare, e far ricordare.