Medico grazie alla mamma. Parla Luigi Grezzana Classe 1942, primario di geriatria e docente fino al 2009. A Verona lo conoscono tutti. Ricchi e poveri, con un anziano in casa, sono ricorsi a lui. Sulla scrivania tiene le statuette di un bue, un asino e un orso. Resta la passione per le Harley-Davidson

Terza età, la gentilezza fa la differenza

Oltre allo stile di vita, gli anziani hanno bisogno di cortesia e un ambiente favorevole

Laurea in Medicina a 24 anni all’Università di Padova, Primario di Geriatria a Borgo Trento e docente di Gerontologia e Geriatria all’Università di Verona fino al 2009, docente da 41 anni e rettore per 7 dell’Università dell’Educazione permanente, direttore del Corso superiore di Geriatria dell’Azienda ospedaliera di Verona, giunto al 33° anno (“700 iscrizioni da tutta Italia: quest’anno ho dovuto bloccare le richieste”). Luigi Giuseppe Grezzana, classe 1942, non ha bisogno di molte presentazioni: a Verona lo conoscono tutti. E tutti, ricchi o poveri, con un anziano in casa, sono ricorsi a lui. Alle sue cure, alla sua saggezza, alla sua umanità.
Dottor Grezzana, perché sulla scrivania tiene le statuette di un bue, un asino e un orso?
“Il bue è un animale che ho amato fin da bambino, quando abitavo in campagna. Forse la propensione per gli anziani, che impone un amore dolce, mite, mansueto, è nata lì. L’asino ce l’ho perché mi ricorda che ho sempre lavorato come un mulo. Il terzo perché qualcuno dice che sono un po’ orso”.
Un suo amico e collega, il gastroenterologo Arrigo Battocchia, l’ha descritta così: “Un geriatra umanista e filosofo, attento agli eventi contemporanei, conoscitore dell’animo umano”. Si riconosce nella definizione?
“Battocchia è anche troppo generoso con me, ma certamente mi riconosco”.
Com’è cambiata la terza età?
“É cambiata in un modo impressionante. E nessuno poteva prevederlo. Per cui sono convinto che se oggi ci sono delle mancanze, derivano dal fatto che nessuno poteva aspettarsi questa rivoluzione. Siamo impreparati. E per quanto ci si adoperi, moltissimo c’è da fare. A due monsignori importanti ho detto che se Gesù fosse venuto al mondo oggi, non avrebbe accettato di morire a 33 anni! Oggi a 33 anni si è ragazzini, una volta si era uomini maturi: è cambiata la vita. Non è neanche più giusto chiamarla terza età. Io la chiamo età che avanza”.
Oggi a che età si diventa anziani?
“Dipende da noi. Perché ciascuno deve fare la sua parte. Dobbiamo capire che contano i farmaci, ma conta moltissimo come uno interpreta la vita, come interpreta gli anni. É questo che fa la differenza e su questo fronte non abbiamo mai fatto abbastanza”.
Quindi conta lo stile di vita.
“É giusto insistere sullo stile di vita: la pressione va controllata, l’aspetto metabolico va controllato, l’ipoacusia va corretta. Ma sono anche convinto che se ciascuno si desse da fare per vivere in un ambiente favorevole, le cose andrebbero molto meglio. Dovremmo adoperarci tutti per creare un ambiente favorevole”.
Cosa intende per ambiente favorevole?
“Intendo che gli anziani hanno bisogno di cortesia, di gentilezza, di mitezza. Che le liti volgari che si vedono in Tv non vanno bene. Che anche per la strada, se davanti a noi c’è un anziano, non bisognerebbe superarlo con prepotenza. In definitiva, se ci fosse un clima più consono a questa età che avanza, starebbero meglio tutti. Non è l’aggressività che fa la differenza: è la dolcezza che fa la differenza! Insomma, migliorare l’ambiente in cui viviamo, sarebbe di un’importanza grandissima”.

A Verona la prima Geriatria del mondo

Era il 1954 quando nacque la divisione ospedaliera. Ma ora in medicina è cambiato tutto

Quindi agli anziani servono i farmaci, ma serve anche altro.
“Il dio della medicina, Esculapio, aveva due figlie: Igea, la prevenzione e Panacea, la cura. E il padre di tutti i medici, Ippocrate, sosteneva che le più grandi soddisfazioni venivano dalla prima, Igea. Sono passati 2500 anni, ma questo insegnamento è sempre attuale. Faccio degli esempi. L’uso del casco obbligatorio per chi va in moto ha ridotto i traumi cranici. Il divieto di fumare nei luoghi pubblici ha ridotto il tumore del polmone. Da quando in India hanno smesso di bere l’acqua del Gange, l’incidenza del colera si è ridotta. Vuol dire che le conquiste non sono mai della medicina in senso stretto, ma della società in senso allargato”.
Vale anche per il decadimento cognitivo degli anziani?
“La rivista scientifica più prestigiosa, Lancet, ha osservato che nel mondo l’incidenza del disturbo cognitivo non ha un andamento uguale: vi sono paesi in cui il deficit cognitivo si è ridotto, ad esempio in Europa; paesi in cui è rimasto stabile, come in Nigeria; paesi in cui è nettamente aumentato, Cina e Giappone. Quindi, di fronte a una malattia che ha un andamento così difforme a seconda delle aree geografiche, è evidente che l’uomo fa la sua parte e che un ambiente favorevole fa la differenza. Il cervello è come il paracadute, funziona se lo apri”.
Invecchiano meglio le donne o gli uomini?
“Anche se ultimamente la forbice fra uomini e donne si è ridotta, le donne hanno una spettanza di vita più lunga. Però hanno una disabilità maggiore. Campano di più, ma soffrono di un numero di anni di disabilità maggiore. Ricordiamoci però che è cambiato tutto! Una volta una donna a 40 anni era vecchia, oggi è una ragazzina”.
E poi c’è la chirurgia plastica che aiuta…
“La chirurgia plastica è diventata il burqa dell’occidente. Tutte le facce diventano uguali”.
É cambiato tutto anche nella medicina?
“Certamente. Quando Confortini faceva i trapianti di rene, si diceva che oltre i 40 anni non si poteva farli. Oggi si fa normalmente a gente che ha 70 e più anni. Pensiamo alla cardiochirurgia: i pazienti più frequenti sono i settantenni”.
La sanità veronese è a un buon livello nella cura degli anziani?
“Verona è una città fortunata. É stata la prima al mondo a istituire la divisione ospedaliera di Geriatria nel 1954: l’anno di nascita della televisione. C’era ancora la polvere della guerra e già avevano capito l’importanza della geriatria”.
Oltre che gerontologo e geriatra, lei ha anche altre due specializzazioni: Cardiologia e Scienza dell’alimentazione.
“Siccome correva voce che il geriatra fosse un cretino, mentre il cardiologo era bravo e intelligente, mi sono detto: devo dimostrare che non è così”.
Consigli per una sana alimentazione nella terza età.
“Bisogna imparare dai nostri vecchi, che avevano un’alimentazione semplice, spartana. Allora eravamo poveri, ma quella di un tempo resta la cucina migliore, la più sana. Dobbiamo recuperare i piatti poveri, evitando quelli ricchi e sofisticati”.
Va ancora in moto?
“Vado sempre in moto, è diverso. Faccio 20-30 mila chilometri all’anno in moto. Ultimamente vado alla ricerca dei posti tranquilli. Del silenzio”.
Quante moto ha avuto?
“Tante. Solo di Harley-Davidson 26, perché sono moto che puoi cambiare senza spendere tanti soldi, hanno sempre alte quotazioni di mercato. Oggi ho un’Harley-Davidson e una Bmw R18”.
Nel 2016 ha pubblicato il libro “Il maglione grigio antracite”. Strano titolo.
“Era il maglione ai ferri che mi fece mia mamma quando preparavo gli esami di medicina e faceva molto freddo. Lei per proteggermi mi fece un maglione caldissimo, grigio antracite, che metto ancora adesso. É grazie a lei che sono diventato medico. Dopo un tracollo economico, lei si impose per farmi studiare, contro il parere di papà. A mia mamma devo tutto”.
Rossella Lazzarini