Napoli sogna con la regia di…Robot-ka E’ il capolavoro di Spalletti, con Gasp il miglior costruttore di squadre italiane

GRANDI FIRME. Furio Zara scrive per noi…

Misteri gaudiosi del calcio: la costruzione del Napoli di quest’anno è cominciata quando tutto sembrava finito. Via Koulibaly, via Mertens, via Insigne, via Fabian Ruiz. Aiuto, torre di controllo che si fa ora? Si fa che bisogna lasciare fare a Spalletti, il miglior costruttore di squadre italiano (vabbè, se la gioca con Gasperini). Si sa che l’innesco di ogni rivoluzione va ricercato nei dettagli, così succede che Spalletti svecchi la squadra, ne riveda l’anima – basta tic-toc e toc-tic nella linea di passaggio, meglio verticalizzare subito – trovi una gemma al mercato (Kvaratskhelia) e scopra di avere tra le mani una squadra che – con buona approssimazione – si avvicina alla sua idea di calcio, quella che – per dire – già aveva espresso a Udine (andarsi a rivedere come giocava quell’Udinese, please) e nella prima Roma della sua gestione.
La prima cosa che salta agli occhi: il Napoli è una gioiosa macchina da guerra. Gol nel cannone, e sono 25 quelli in campionato (miglior attacco) e 17 quelli in Champions (miglior attacco). Media gol eccellente nelle 10 partite giocate in campionato: 2,5 gol a partita. E media gol da “Libidine con i fiocchi” (cit. Jerry Calà) in Champions: 4,25. Ma fermarsi alla contabilità dei gol significa avere una prospettiva parziale. Il Napoli gioca bene e semina bellezza perché in mezzo al campo ha il campione più sottovalutato della Serie A. Si chiama Lobotka, se lo vedete in borghese non gli date cinquanta centesimi, ma nel suo muoversi in quel bilocale a centrocampo riassume tutta la conoscenza del Calcio. E’ come se avesse una app di traduzione istantanea, che lo rende imprescindibile nello sviluppo della manovra.
Robot-ka, altro che Lobotka: fenomenale nell’offrire – in fase di ripartenza – almeno quattro-cinque soluzioni di gioco. Ok, a rapirci gli occhi sono le sgroppate anarchiche e i gol di Kvara, esterno di talento e corsa, feroce negli inserimenti ma allo stesso tempo generoso nel porgere l’assist. Ok, la fisicità di Ndembelè è un valore, così come quell’Anguissa reinventato – quasi da incursore – da Spalletti. Ok, nessuno ha la varietà del Napoli in attacco: Kvara e Politano e Lozano sugli esterni, Osimhen, Raspadori e Simeone lì davanti. Ok, sulla fascia sinistra oggi Rui ha davanti il solo Theo Hernandez (ma se ne può discutere). Ok, e chi se l’aspettava che Kim fosse come Jena Plinsky? Nato pronto per la Serie A. Ok, l’anomalia di Zielinski – come dicono gli allenatori – è un fattore. Ma lo ripetiamo: il grande burattinaio del Napoli è Stanislav Lobotka, slovacco di anni 27. La nuova consapevolezza di Spalletti: dai diamanti del passato non è nato niente, dai suoi piedi nascono i fior.