Obiettivo Natale, le grandi manovre "Possiamo immaginare festività più serene, ma non un ritorno alla normalità...estiva"

Obiettivo Natale. La strada è accidentata ma la rimozione di una parte delle restrizioni oggi in atto è possibile e il premier Conte ci crede. Per questo ha fatto preparare un ventaglio di tre piani, che graduano gli allentamenti. Ma non sarà ’un tana libera tutti’. “Se anche la curva dovesse scendere nelle prossime settimane – ha detto a Porta a Porta Agostino Miozzo coordinatore del Cts – noi un Natale tradizionale ce lo dobbiamo scordare. Possiamo immaginare un Natale più sereno, più legato alle tradizioni familiari, ma l’andamento della pandemia è ancora molto pesante”. Dopo il 4 dicembre, ha però aggiunto, “i negozi e i ristoranti potranno probabilmente ritornare ad una seminormalità se rispetteranno quelle regole. Sarà una quasi normalità, non un liberi tutti”.
I dati di ieri, 34.328 casi (+2.047), con 234mila tamponi (+26 mila), danno un tasso di positivi sui test totali del 14,6% (-0,8%) e del 27,6% (0,4%) per i positivi mai testati. La curva continua lentamente a scendere, cosi come le terapie intensive, salite di ’soli’ 58 pazienti a fronte dei +120 del giorno prima, e i ricoverati con sintomi (+430 invece di +538). Non così i morti, ieri +753 (martedì +731) “che – osserva il professor Giuseppe Ippolito, direttore scientifico dello Spallanzani e membro del Cts – sono relativi a pazienti infettati tre settimane fa, quindi quello è il dato che migliorerà per ultimo”. Il segnale è nella direzione giusta ma ancora troppo flebile.
“Oggi dobbiamo abbassare la curva, concentriamoci su questo e poi vederemo come si arriverà al Natale, che certo non sarà come gli altri” ripete il ministero della Salute Roberto Speranza. “Fare chiusure – ha ribadito ieri – è la premessa per ripartire”.
“La mia paura – osserva il governatore del Piemonte Alberto Cirio – è quella del Natale: vogliamo viverlo normalmente ma se immaginiamo di farlo come qualcuno ha vissuto l’estate, a gennaio torneremmo in crisi”. “Troppi catastrofisti – ribatte il governatore della Liguria, Giovanni Toti –, faremo il possibile per fare un Natale normale, ovviamente in sicurezza”. Una chimera? I tecnici del Cts hanno un faro: i dati dei 21 indicatori. Che non saranno cambiati ma, potrebbero ’pesare’ diversamente per accogliere le richieste delle Regioni.
“È presto per fare previsioni sul Natale – osserva Ippolito – e non bisogna cantar vittoria a un minimo calar della curva. Dobbiamo avere numeri che scendono, non solo una crescita che cala. Un allentamento delle misure è possibile, pur se spetta ai politici deciderla e non a noi, ma può essere ipotizzato solo sulla base di indicatori in netto miglioramento. L’esempio della Svizzera, che oggi ha le terapie intensive sature, deve essere di monito. Vediamo come vanno i dati, innanzitutto quelli dell’indice Rt, dei nuovi casi e dei ricoveri ,e poi, a inizio dicembre, potremo decidere il da farsi”.
Per le terapie intensive i dati dell’Agenzia per i servizi sanitari (Agenas), che mostrano ben 15 regioni e le due provincie autonome oltre la soglia critica fissata dal ministero della Salute al 30% (col valore nazionale al 42%), connessi alla percentuale di posti letto occupati dai pazienti Covid nei reparti di medicina (51%) a livello nazionale, superando anche in questo caso la ‘soglia critica’ fissata al 40%, sono un campanello di allarme. “La pressione sulle strutture ospedaliere – ammette Ippolito – è ancora alta”. Almeno quanto la guardia che dobbiamo tenere, fino a Natale e, sicuramente, anche oltre…