Padroni a casa nostra? In 10 anni via dal centro quasi 1.000 residenti Palazzo Barbieri deve prendere una decisione: o punta tutto sui turisti, e allora fa anche vivere di più la città di notte, o la ripopola di veronesi (e magari favorisce le giovani coppie)

Delle due l’una: o il centro storico della nostra città appartiene ai turisti com’è da tempo a Venezia, Roma e Firenze – piaccia o no è un dato di fatto – op­pure appartiene ai veronesi. L’importante è che i nostri amministratori prendano una decisione e si regolino di conseguenza armandosi di coraggio e mettendo da parte ambiguità. Palazzo Barbieri punta a un centro storico sempre più a misura di turisti oppure mira al ripopolamento e a dare nuova linfa alla città? È una domanda legittima e scriviamo senza alcun intento polemico. Ci limitiamo a prendere in considerazione i dati e a fare un paio di riflessioni. Dal 2009 a oggi la città antica ha perso 847 residenti, un numero che non sembra così elevato ma che lo è eccome considerando le dimensioni ridotte del centro di Verona. Significa che il 9% dei cittadini se n’è andata a vivere altrove. Dieci anni fa erano 9.617, oggi se ne contano 8.770. I numeri sono stati ricavati dall’ufficio statistico del Comune. Com’è accaduto in altri importanti centri storici la motivazione principale del fuggi fuggi è il costo non più so­stenibile di molti affitti e della vita in generale nel cuore di Verona. Anche chi è proprietario di casa e non deve pagare l’elevata pigione se l’è data a gambe. Va registrato pure che gli abitanti sono in calo a San Zeno, e anche qui il costo degli affitti gioca un ruolo primario. Non è certo un caso se praticamente in tutte le altre zone del comune il numero di residenti è rimasto pressoché immutato. Ma torniamo al centro storico, dove in parallelo all’emorragia di abitanti va evidenziato il numero esponenziale di locazioni turistiche presenti sul territorio comunale, 2.349, molte delle quali all’interno dell’ansa dell’Adige. È del tutto evidente che parecchi residenti della città, ormai ex, si sia­no sentiti nella morsa delle tor­me di turisti che spadroneggiano da piazza Erbe alla Bra. Direte: chi ha scelto di abitare in centro a Verona doveva mettere in preventivo la convivenza coi turisti. Certo, è sacrosanto, ma il numero di forestieri non è mai stato così alto. E’ chiaro che parecchi residenti della città, ormai ex, si siano sentiti soffocati.

E dunque, pensiamo all’orario di chiusura di ristoranti e bar oltremodo anticipato rispetto a quasi tutte le altre grandi città internazionali ma anche italiane: ha senso imporre agli esercenti di chiudere a mezzanotte o al massimo all’una (ormai solo in un paio di bar si può prolungare la serata) per evitare rumori in un centro dove però abita sempre meno gente? Se si intende consegnare la città antica ai visitatori, non sarebbe più coerente anche farla vivere maggiormente di notte? I commercianti (compresi i negozianti) farebbero affari mi­gliori e i turisti, gente che spende, si troverebbero più a lo­ro agio. Si eviterebbe inoltre che nel giro di qualche anno chi viene dall’estero scelga mete dove oltre ai monumenti e ai musei (Ve­rona in questo non detiene l’esclusiva mondiale) è possibile anche tirare tardi. Anche i luoghi di cultura, se si vuole privilegiare il turismo, potrebbero prorogare l’orario di chiusura. Di tutto ciò ne gioverebbe anche il popolo della notte nostrano il quale da tempo è costretto a emigrare in provincia o in altre città durante il weekend: da noi l’offerta, salvo rarissime ec­cezioni, scarseggia. Volete poi mettere il fascino dei nostri musei e delle gallerie d’arte aperte fino a tardi? L’altra strada invece porta alla modifica della legge regionale sul turismo, a una stretta all’apertura di b&b et similia, e a riconsegnare il centro ai veronesi. Già, ma come? Abbas­sando il costo degli affitti ad esempio. Fa­cilitando l’insediamento di giovani coppie. Il numero di immobili sfitti in centro è notevole, il loro mantenimento per il Comune costerebbe molto meno se all’interno vi fossero inquilini, e allora perché non farlo? In questo modo avrebbero molto più senso le chiusure anticipate dei locali, e le sanzioni a chi sgarra, anche di poco, sa­rebbero motivate sì dal disturbo della quiete pubblica. Ma se il pubblico in centro storico non c’è, o scarseggia – come dicono i dati – e i turisti sono legittimati a essere padroni a casa nostra, allora a Palazzo Barbieri tanto vale es­sere coerenti e pragmatici.

A.G.