CISL FP Verona e la Consigliera regionale Anna Maria Bigon, vicepresidente della Commissione Sanità, hanno acceso i riflettori su una situazione che da troppo tempo genera disagio professionale e umano: quella del Pronto soccorso ostetrico dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona, attivo di fatto ma non formalmente istituito. Una realtà operativa ma non riconosciuta. Attualmente 35 ostetriche gestiscono l’operatività delle 10 sale parto del I’AOUI di Verona, articolate su tre turni nelle 24 ore: sei ostetriche la mattina, cinque il pomeriggio e cinque la notte, per un totale di circa 1.700 parti da gennaio a oggi. Ogni turno, tuttavia, «perde» una professionista, che deve staccarsi per seguire il pronto soccorso ostetrico – un servizio operativo a tutti gli effetti, ma privo di formale istituzione, e quindi senza risorse dedicate né riconoscimento economico. Le ostetriche inoltre non percepiscono l’indennità di pronto soccorso riconosciuta, ad esempio, alle infermiere del PS pediatrico: una disparità di circa 250 euro lordi al mese. «Abbiamo raccolto numerose segnalazioni, cercando di trovare soluzioni anche scrivendo al direttore generale dell’AOUI – che ci ha risposto in modo non soddisfacente – e siamo arrivati alla convocazione di un tavolo tecnico», ha spiegato Giovanni Zanini, segretario generale CISL FP Verona. «Stiamo ricevendo segnalazioni quasi giornaliere che raccontano un modo di lavorare drammatico», ha denunciato Augusto Ferrari, coordinatore Sanità CISL FP Verona. «Una sola ostetrica deve spesso occuparsi di più donne in travaglio o in induzione contemporaneamente. È una condizione che mette a rischio la sicurezza delle pazienti e quella professionale delle operatrici. Nessuna donna vorrebbe trovarsi in questa situazione nel momento più delicato della propria vita; e nemmeno le ostetriche, che si trovano a rispondere in prima persona, anche penalmente, se qualcosa va storto». La consigliera regionale Anna Maria Bigon ha depositato un’interrogazione in Consiglio regionale. «Abbiamo poi approfondito la questione nell’atto aziendale, dove formalmente il pronto soccorso ostetrico non compare. Ma allora esiste o no? Se vogliamo farlo funzionare, deve essere strutturato formalmente, con risorse e riconoscimenti adeguati. Per questo abbiamo chiesto alla consigliera regionale Anna Maria Bigon di intervenire attraverso un’interrogazione». Zanini ha aggiunto: «Ci sono evidenze chiare di malessere. E il nostro compito è tutelare le lavoratrici e i lavoratori, entrando nel merito e cercando soluzioni vere. Le ostetriche non chiedono privilegi: chiedono riconoscimento, rispetto e sicurezza mentre accompagnano la vita». «Con la mia interrogazione ho voluto portare all’attenzione della Regione una situazione che non può più essere ignorata», ha sottolineato Bigon. «Le ostetriche dell’AOUI di Verona operano in prima linea, ma senza il riconoscimento economico e contrattuale spettante al personale di pronto soccorso. È una disparità inaccettabile, che deve essere sanata. A ciò si aggiunge una grave carenza di organico: serve potenziare subito il personale e strutturare formalmente il servizio».