Pruzzo e Luppi, i cannonieri. Ma alla fine “spunta” Fiaschi. La classe operaia in paradiso Verona-Genoa: una partita, una storia, era il 1977

La bilancia pende dalla parte giusta: nei tredici incroci al Bentegodi, il Verona l’ha spuntata sul Genoa sei volte; cinque i pareggi, solo due le vittorie del Grifone. La partita con più gol, ben cinque, e ad oggi la più spettacolare, va in scena il 30 gennaio del 1977. Verona e Genoa sono due squadre in salute: separate da un solo punto in classifica, navigano a vista in acque tranquille. I ragazzi di Ferruccio Valcareggi sono reduci da cinque risultati utili consecutivi; la banda di Gigi Simoni, dopo un avvio stentato, ha ingranato la marcia e non perde da sette partite. E poi c’è il confronto diretto tra i due bomber: di qua l’icona Zigo di qua, di là Roberto Pruzzo che al Bentegodi si presenta con la dote di tredici centri. Sotto un tiepido sole e davanti a trentamila persone (bei tempi), il “Valca” schiera Superchi tra i pali, Logozzo e Klaus Bachlechner in marcatura rispettivamente su Damiani e Pruzzo, Maddè libero e “Walterino” Franzot a sgroppare sulla sinistra; a centrocampo Gigi Busatta fa legna in mediana affiancato dalle mezzali, la giovane promessa Guidolin e “Ciccio” Mascetti; Ennio Fiaschi presidia l’ala destra per i cross alle due punte, che non possono che essere Zigoni e Luppi.
I gialloblù la sbloccano dopo venti minuti quando Zigo scodella col contagiri un pallone in area sul quale si avventa Luppi che di testa insacca. Si mette bene ma bisogna fare i conti con Roberto Pruzzo, che nel giro di quattro minuti rovescia tutto: il colpo di testa è il pezzo forte nel repertorio del baffo di Crocefieschi che sale in cielo e tra il 22’ e il 24’ firma la doppietta. Che botta. Il Verona va in confusione e se Pruzzo non si divorasse la tripletta sarebbe il tracollo. La partita si fa nervosa e cattiva. Oscar Damiani ne fa le spese e costringe Simoni a sostituirlo con Urban.
Nella ripresa Valcareggi mette la terza punta richiamando Guidolin per Carlo Petrini; al 26’ Matteoni stende Luppi in piena area, per Serafino è rigore. Sul discetto va Mascetti, uno che dagli undici metri non sbaglia mai. E invece Sergio Girardi, veronese di Belfiore, lo frega e blocca in due tempi. Non è giornata, ma a un quarto d’ora dal termine, Franzot mette in mezzo l’ennesimo spiovente, la palla carambola sui piedi di Luppi che spinge in rete. Pari e patta. Ma non è finita. Ora il Genoa è in apnea. All’86’ Serafino concede una generosa punizione che furbescamente Zigoni si è guadagnato sul limite esterno a sinistra dell’area di rigore: calcia Luppi, sulla respinta di Girardi Mascetti appoggia di testa la palla a Ennio Fiaschi, il cui diagonale finisce dentro. È il ribaltone.
Zigo non ha segnato ma ci ha messo, eccome, lo zampino: «Grandissimo. Magari lo avessi al mio» dice Pruzzo. Zigo contraccambia: «Avevamo subito un solo gol nelle ultime cinque partite; abbiamo trovato Pruzzo e ce ne ha fatti due».
Ma l’eroe di un giorno è Ennio Fiaschi, pisano di Uliveto Terme, uno che da ragazzo è salito al Nord per lavorare alla Fiat come tornitore e che quando giocava a Lecce faceva ancora l’imbianchino. Il Verona lo ha prelevato in estate dal Novara in serie B, dove ha giocato la sua prima stagione da professionista. Quel 30 gennaio del 1977 fu la sua domenica. Classe operaia che va in paradiso. Ogni tanto succede.
Elle Effe