Quei sette giustiziati là, nel forte di Azzano: la guerra era già finita Pezzi di storia, ormai dimenticati

Scarne notizie restituiscono l’appena dovuto al lungo omissis della memoria locale che riguarda la sorte dei fucilati per mano partigiana nel Forte “Azzano” (già Werk Neu Wratislaw austriaco, edificato tra il 1860 ed il 1861), all’interno di strada La Rizza, il 1° maggio 1945. A guerra finita e senza processo con responsabili ignoti comunque inclusi nell’“amnistia Togliatti”.
All’ingresso del forte, sulla destra, una lapide in marmo commemora: “Nella tragedia della guerra civile qui caddero fucilati per la patria Sandro Bonamici, Raffaello Bellotti ,Luigi Di Fusco, Arturo Gabozzi, Giuseppe Gaggia, Ilio Onesti, Giovanni Ostini, Giuseppe Seves, Forte di Azzano 1 maggio 1945”. Sotto all’epigrafe una corona d’alloro con nastro tricolore viene puntualmente sistemata da memore mani a ciascun 1° maggio. Sul terrapieno interno dove pare siano state eseguite le esecuzioni (i pareri in merito sono discordi) un tumulo rettangolare sormontato da una croce reca ancora un tricolore ed i nomi dei “giustiziati”. I relativi atti di morte citavano la data del 29 aprile ed erano palesemente falsi per non incorrere nelle sanzioni del Comando alleato in Italia che aveva vietato processi ed esecuzioni sommarie a partire dalla mezzanotte del 30 aprile 1945. Per circostanze tutte da chiarire, però, Giovanni Antonio Ostini (aiutante o brigadiere della Gnr – Guardia Nazionale Repubblicana – CP.VR-618^, nato nel 1904 a Valmadrera, Lecco, ma residente a Ve-rona), stando a versioni comuni sarebbe stato “fucilato a Forte Azzano il 1° maggio 1945” ma, secondo altre fonti, risulterebbe essere stato ucciso il 15 settembre 1945 a “Verona-Castel d’Azzano”. Il nome che più emerge nell’elenco degli uccisi è quello di Alessandro (detto Sandro) Bonamici, segretario federale di Verona del Partito nazionale fascista (Pnf) fino ai momenti successivi all’8 settembre 1943 (prima dell’arresto da parte dei nazisti e della deportazione in Germania da dove fece ritorno), nato ad Albaredo d’Adige (Verona) l’11 ottobre 1903 e nel cui cimitero riposa. “Si sa per certo però che Bonamici era persona onesta, che sempre si era adoperato a favore della popolazione e non si era macchiato di angherie o persecuzioni di sorta. (…). Il 25 aprile si trovava all’Ospedale di Quinto di Valpantena, non essendosi mai macchiato di crimini e non essendosi reso protagonista di atti contro i partigiani, in buona fede si consegnò spontaneamente presso il comando partigiano”. Sono striminzite le note sugli altri sette (o sei) andati a morte. Raffaello Bellotti: milite Gnr, appartenente a CP.VR-618^, nato a Verona il 29 settembre 1925; Luigi Di Fusco: milite della Gnr, CP.VR-618^, 27 anni al momento della sua esecuzione; Arturo Gabozzi: tenente colonnello, Gnr (Ferrov.-4 Leg), 54 anni (come da atto di morte del Comune di Verona n. 570/II/B-1945); Giuseppe Gaggia: brig. Gnr (CP.VR-618^), nato a Verona il 6 novembre 1899; Ilio Onesti: ufficiale 3^ classe, Vigili del Fuoco, 91° Corpo-VR, comandante dei Vigili del Fuoco; Giovanni Ostini: sarebbe comparso davanti alla Corte d’assise straordinaria (Cas), “istituita a Verona il 14 maggio 1945, in applicazione di un decreto legislati-vo luogotenenziale del 22 aprile 1945, per giudicare chi avesse collaborato con i tedeschi”, quindi, giorni dopo l’esecuzione a Forte “Azzano”; Giuseppe Seves: squadrista (21 BB.NN. – Brigate Nere – “Stefano Rizzardi”, P.F.R. – Partito Fascista Repubblicano – ), nato a Verona, di anni 46.
Claudio Beccalossi