Salvate il lavoro! Zaia: “Il Veneto ha perso 60 mila posti. Così non va” Il governatore: “La metà degli impieghi è andato in fumo nel settore turistico e del terziario, la prima industria del nostro territorio. Non possiamo essere gli unici a chiudere le piste da sci quando i Paesi confinanti hanno già dichiarato che terranno tutto aperto”. Sulla scuola: “Che senso ha riaprire il 9 dicembre solo per una decina di giorni? Serve un piano serio”

“La chiusura dello sci è la fi­ne della montagna, non solo dal punto di vista economico ma anche sociale. Non di­mentichiamo che gli ‘sta­gio­nali’ vivono di questo sett­o­re, e se non potranno conta­re su queste entrate dovran­no per forza emigrare, e la montagna veneta si spopola già di anno in anno”. E’ l’al­larme lanciato dal pre­si­dente del Veneto Luca Zaia oggi nel corso del punto stam­pa. E sul fronte della chiusura delle piste da sci per le vacanze di Natale il governatore ha anche spie­gato che “al momento non ab­­biamo nessuna notizia ufficiale. Oggi è in pro­gramma un tavolo di con­fronto tra i governatori e i ministri Boccia e Speranza – ha annunciato – certo è che se si decide di chiudere bi­sogna ristorare, e al tempo stesso evitare che gli altri Paesi apranom perché la salute viene prima di tutto, chiaramente, ma la chiusura degli impianti, se viene de­cisa, va fatta a li­vello eu­ropeo, non è possibile che noi chiudiamo e invece in Austria, Svizzera e Slovenia aprano gli impianti così rischiamo la figura dei pirla”.

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“I ristori’, ha aggiunto, “de­vono essere certi come av­viene in Austria, dov’è prevista una copertura del­l’80% sul fatturato perso co­sì come in Germania, anche se con percentuali diverse. In Italia molti operatori, sono certo, accetterebbero cifre anche inferiori. Ma – ha am­monito Zaia – devono essere certe e non come avvenuto in passato con il bonus, ad esempio di 600 euro, che non cambia la vita e che ha lasciato tante incertezze: non si è ben capito se, quan­do e a quanti è arrivato”. Inoltre, ha ricordato Zaia, per l’apertura delle piste “le Regioni hanno stilato delle linee guida, che non sono politiche, ma tecniche e che evitano il pericolo di assem­bramenti. Vorremmo sapere che cosa ne pensa il Co­mi­tato tecnico nazionale”, ha concluso.

IN AULA IL 9 DICEMBRE?

Capitolo scuola. “Vale la pena correre il ri­schio, aprendo il 9 dicembre per chiudere subito dopo il 23, per un ‘flash’ natalizio? Io penso che sarebbe me­glio riaprire le scuole in ma­niera ‘solida’ dopo l’Epifania, ovviamente sempre in base alla situazione dell’infe­zio­ne. “Io sono sempre per la scuo­­la in presenza – ha tenuto a sottolineare il pre­sidente veneto – ma non bi­sogna di­menticare il rischio Covid: ormai è acclarato che gli studenti sono dei sog­getti, quasi sempre asinto­matici, che hanno una gran­de capacità di infezione, che viene portata in famiglia. E quindi non credo si faccia bene per la scuola, so­prat­tutto per gli studenti e le loro famiglie, aprendo subito”. Zaia, come di consueto, ha fatto anche il punto sui nu­meri dell’epidemia. “Nessu­na emergenza sul fronte delle terapie intensive. Il 21 febbraio avevamo 494 posti disponibili, che sono poi arrivati a 877, e poi a mille. Ricordo che il target fissato per il Veneto, per legge sa­rebbe di 877, quindi sia­mo ben al di là di questo nu­mero”.