San Giovanni Lupatoto. Sicurezza dell’acqua e gestione dei rischi Il piano permette di capire come gestire un problema prima che si manifesti

Presentato a San Giovanni Lupatoto il piano di sicurezza dell’acqua, modello che permette di capire come gestire un problema prima che questo si manifesti. Sapere come gestire un problema prima che questo si manifesti: ecco a cosa servono i Piani di Sicurezza dell’Acqua, lo strumento innovativo voluto dall’organizzazione mondiale della sanità per garantire una sempre maggiore qualità e sicurezza dell’acqua di rete. Acque Veronesi ne ha già completati quattro: dopo Lonigo, Verona e Pescantina è stata la volta di San Giovanni Lupatoto. Ieri sera la presentazione ufficiale alla cittadinanza al teatro comunale di Pozzo. Presente anche l’amministrazione, in testa il sindaco Attilio Gastaldello e il vice Mattia Stoppato. MENO RISCHI, MAGGIORI CONTROLLI. Grazie al Water Safety Plan, l’attenzione si concentra sulla prevenzione e sulla gestione dei rischi lungo tutta la filiera idropotabile, con la garanzia della qualità dell’acqua (già assicurata dai controlli quotidianamente in atto su centinaia di parametri) non più basata solo su criteri retrospettivi, ma sulla prevenzione. Una sorta di rivoluzione nella filiera di controllo dell’acqua potabile, che prevede mappature specifiche, sempre più mirate, e la valutazione di eventuali pericoli calibrati sulle peculiarità dei singoli territori. Nuovi e innovativi approcci che consentono di stabilire quali parametri monitorare con più frequenza o come estendere la lista di sostanze da controllare, allargandole ad esempio agli inquinanti emergenti non ancora soggetti a limiti. Il Water Safety Plan assicura quindi un maggiore controllo sulla qualità dell’acqua che arriva nelle nostre case. LAVORO IN TEAM, ANALISI DEI RISCHI, AZIONI. A sintetizzare i tre principali aspetti dei Psa il presidente di Acque Veronesi Roberto Mantovanelli: “Innanzitutto si lavora in team. Dietro ogni piano di sicurezza dell’acqua c’è la competenza del lavoro di una squadra altamente qualificata. Il gestore è il cuore del piano, ma attorno ad esso operano l’Istituto Superiore di Sanità, l’Ulss, l’Arpav, il consiglio di Bacino. E ancora Comuni e Provincia. Una collaborazione fondamentale in quanto occasione unica per mettere a fattor comune una mole di dati e di preziose informazioni. Il secondo aspetto è quello dell’identificazione del rischio su tutta la filiera idropotabile: quindi non solo reti e impianti ma tutto l’ambiente circostante con protocolli innovativi e sempre più mirati. Infine l’aspetto preventivo, che è quello che deve rassicurare di più i cittadini: i piani di sicurezza servono per individuare e capire come gestire un problema prima che questo si manifesti”. IL PIANO DI SAN GIOVANNI LUPATOTO. L’attuale sistema acquedottistico di San Giovanni Lupatoto, cento chilometri di condotte tra comune capoluogo e frazioni (mettendo i tubi uno in fila a l’altro si arriverebbe a Trento…), è alimentato da sei centrali di approvvigionamento con nove pozzi. Le principali sono Monte Carega e Bellette che coprono circa la metà del fabbisogno idrico. Gli abitanti serviti sono 22.500 su un totale di 25 mila residenti, con una copertura che sfiora il 90%. Il volume erogato alle utenze è di circa 2 milioni di metri cubi annui (dati 2020) con un dato medio di 230 litri giornalieri di consumo a persona. Le interconnessioni con i comuni vicini (la possibilità cioè di spostare l’acqua in caso di emergenza da un territorio all’altro) sono sette. Quindici anni fa ce n’era attiva solo una, a testimonianza dell’evoluzione del sistema acquedottistico lupatotino. Significativo il numero di controlli annui sulla qualità dell’acqua: 214 (con un 100% di conformità); che equivale a farsi gli esami in media ogni due giorni.