Sanità privata, presidio dei lavoratori I sindacati: "Situazione insostenibile, gà dimenticate le promesse di un paio di mesi fa"

Questa mattina presidio dei lavoratori della sanità privata, davanti all’Ospedale di Negrar, per protestare contro il mancato accordo. “I rappresentanti dei datori di lavoro AIOP ed ARIS non hanno apposto la firma definitiva al Contratto Collettivo Nazionale della sanita privata dopo che gli stessi si erano impegnati con la preintesa del 10 giugno. La rottura con sindacati e lavoratori è avvenuta nonostante la Conferenza delle Regioni ed il Ministero della Salute si fossero impegnati a sostenere il 50% dei costi per il rinnovo contrattuale attraverso la revisione delle tariffe per il pagamento delle prestazioni. Un sistema di remunerazione oramai regionalizzato con differenze eclatanti da regione a regione, tutte a carico dei bilanci regionali che garantiscono un monopolio straordinario all’impresa privata oltreché ingenti profitti, spesso fortemente ingiustificati nel confronto tra regioni. Tali e tanti profitti da permettersi di tirare la corda ed infrangere ogni regola nel confronto tra le parti sociali con l’esito di lasciare 100.000 lavoratori con il contratto fermo da 14 anni” si legge nella nota pubblicata da Cigl, Cisl e Uil.
“Siamo purtroppo di fronte ad uno scenario mai visto nella storia degli ultimi decenni. Non è più accettabile che i lavoratori ed i loro diritti pesino “zero” nei rapporti contrattuali tra sistema pubblico e gestori privati.
La realtà scaligera, in quella veneta in generale, è caratterizzata da un’importante percentuale di sanità privata, a differenza di altre Regioni: bene, proprio per questo, a fronte di quanto accaduto, il vero intervento della politica nella nostra Regione dovrebbe essere ora quello di azzerare tutti i miglioramenti economici previsti dal Tariffario Regionale rispetto al Tariffario Nazionale. Si sospendano tutte le convenzioni con i gestori privati e si avvii contemporaneamente un percorso di riassorbimento del personale all’interno del sistema pubblico. Così non è più possibile andare avanti”, conclude la nota dei sindacati uniti nella battaglia.