Serafino vuole il rispetto sottratto Il manufatto marmoreo di via Legnago che ricorda l’azione eroica del 18 gennaio 1922

Chi transita in via Legnago in direzione di Rovigo può scorgere, alla sua destra, appena prima del ponte sul canale Giuliari, un cippo marmoreo dal biancore perduto, incassato tra marciapiede, vegetazione e sporcizia.

“Protetto” da una catenella che penzola davanti, il manufatto mostra l’abbandono in cui versa da tempo sebbene custodisca la sintesi d’una doppia tragedia accaduta nella tarda sera del 18 gennaio 1922: il disperato gettarsi nelle acque sottostanti dall’altro ponte della parallela via San Giovanni Lupatoto di Giovanni Errico, stagnino ambulante, davanti ad un disperato figlio tredicenne della sua compagna e l’inutile tentativo di salvarlo da parte del giovane Serafino Lonardi, muratore di 22 anni, il cui corpo venne poi individuato e tratto su un barcone sotto l’attraversamento di via Legnago. Annegarono ambedue nelle gelide acque del canale Giuliari, realizzato tra il 1880 e il 1883 su commissione del conte Eriprando Giuliari con scopi d’irrigazione dei terreni a sud-est della città.
Sulla severa, arcigna e lugubre facciata della stele commemorativa d’un concatenarsi tragico, manca da tempo la foto dello sfortunato soccorritore e la dedica (ormai completamente illeggibile) fatta apporre da quanti vollero l’opera: “A Serafino Lonardi. Baldo dei suoi vent’anni coraggiosamente impavido perché fiero del suo sentire altruistico si tuffò nelle acque travolgenti di questo canale per trarre in salvo uno cadutovi. Il fato lo trasse nel numero dei più il 18.1.1922. Con affetto gli amici posero”.

Purtroppo, nonostante i passati richiami di qualche sensibile, niente è stato compiuto per far sopravvivere nella decenza il modesto monumento, magari restaurando la scritta, pulendo il marmo intaccato da sudiciume accumulato, curando il relativo spazio attorno e riportando la foto di Serafino Lonardi (eroe d’istinto). In quest’ultimo caso, inserendo una debita copia dell’immagine presente sulla tomba della famiglia Lonardi, nel cimitero di Borgo Roma, dove Serafino si mostra in una seria giovinezza con giacca, papillon e cappello.

La riqualificazione e la salvaguardia di questa nicchia di memoria locale dovrebbe essere prerogativa della circoscrizione 5^ del Comune di Verona, competente per territorio. Od almeno sarebbe suo compito attivare le procedure istituzionali di restauro e conservazione. I costi d’un eventuale intervento di recupero, tra l’altro, sarebbero minimi ma avrebbero il pregio e l’orgoglio di ridare dignità alla traccia rievocativa d’un dramma avvenuto. Mesta storia di periferia, purtroppo snobbata e vilipesa dalla negligenza contemporanea…

Claudio Beccalossi