“Scusa Ciotti, sono Ameri, me ne vado” 17 anni fa la scomparsa di uno dei radiocronisti più bravi e più amati dagli sportivi italiani

Diciassette anni fa, come oggi. Se ne andava Enrico Ameri, uno degi radiocronisti più amati dagli sportivi italiani. Un uomo che ha fatto epoca, in anni in cui, grazie a Tutto il calcio minuto per minuto, il calcio entrò nelle case degli italiani.

LA SVOLTA SPORTIVA. Quando, a metà degli anni 50, Nando Martellini passò alla tv, lasciando dunque il mezzo radiofonico, Enrico Ameri prese il suo posto a Tutto il calcio minuto per minuto diventando un punto fisso della trasmissione. La sua prima partita raccontata, agli ascoltatori, fu nel 1955 Udinese-Milan dal stadio Friuli. Da allora oltre 1600 radiocronache rigorosamente in diretta, sui principali eventi non solo della Serie A ma anche delle coppe europee e della Nazionale italiana maggiore. Genoa-Juventus (26 maggio 1991) fu la sua ultima radiofonica.
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LO STILE. Enrico Ameri possedeva uno stile molto personale nel reinventare l’avvenimento sportivo. A lui toccava sempre il «campo principale», cioè la partita ritenuta la più importante. Ma se anche avesse dovuto raccontare quella più insignificante, attraverso la sua parola pastosa e passionale, la sua cadenza, il suo entusiasmo questo incontro sarebbe diventato comunque un avvenimento eccezionale.
Molti ascoltatori erano così sedotti dalla sua voce che spesso, in occasione di incontri trasmessi in diretta, preferivano eliminare il sonoro della tv e piazzare la radio sotto lo schermo.
IL CONGEDO. E’ il maggio del 1991, le partite sono terminate da un’oretta. Lo studio centrale di «Tutto il calcio» saluta e ringrazia l’ultimo intervento del collega che sta per andare in pensione. Da Genova, Ameri chiede scusa a tutti, accomiatandosi dalla trasmissione, da trentasei anni di dirette, da 1600 partite raccontate, da una fetta della nostra vita che in quel momento si dissolveva nell’aria. Come un vecchio guerriero aveva brandito il microfono fino alla fine, bofonchiando solo un pò: contro l’età della pensione, e, con una battuta fulminate, contro l’eterno rivale: «Quando Ciotti fa un’intervista ti ricordi solo di Ciotti».

LA FANTASIA. Chi vive di radio vive di fantasia.La radio è il paradiso dell’ immaginazione, sia per chi parla, sia per chi ascolta. E’ l’arma segreta che salva il radiotelecronista di classe. E Ameri lo era. Da bambino aveva allenato la fantasia parlando dentro una pentola per far rimbombare le parole e sentirsi come il mitico Nicolò Carosio, che era la cometa da seguire. Con meno pause, però. Il telecronista racconta un mondo immutabile, una vita già accaduta che condivide con i telespettatori.

Il radiocronista, invece, è testimone unico, può ritoccare il mondo. L’apice della gioia professionale, Enrico Ameri lo toccò all’ Atzeca nel ’70, quando diede voce alla leggenda di Italia-Germania 4-3 e descrisse Sepp Maier impietrito come un ramarro davanti al piatto di Gianni Rivera. Ma Enrico Ameri, per tutti, resterà nel ricordo come la voce che abitava il campo principale di «Tutto il calcio minuto per minuto».
“Scusa Ciotti, sono Ameri” è uno slogan, un’immagine, che appartiene a tutti. E’ diventata il simbolo di un’epoca in cui non avevamo Sky, ma il calcio ci divertiva di più…