Sir Anthony per un avvio sfolgorante. Pappano, il maestro britannico di origine italiana, nominato cavaliere dalla regina Elisabetta

Sarà un avvio sfolgorante quello della XXXIV edizione de «Il Settembre dell’Accademia» il prossimo 7 settembre al Teatro Filarmonico. Ospiti d’eccezione dell’Accademia Filarmonica scaligera presieduta da Luigi Tuppini – nel concerto inaugurale del Festival, che per un mese porterà a Verona alcune delle più prestigiose orchestre internazionali, sarà infatti la celeberrima London Symphony Orchestra che eseguirà musiche di Sostakovic, Chopin e Beethoven sotto la bacchetta pluripremiata di sir Antony Pappano, il Maestro britannico d’origine italiana, con doppia cittadinanza (nato in Inghilterra da emigrati campani e formatosi negli Stati Uniti), nominato nel 2005 «Direttore dell’anno» dalla Royal Philharmonic Society e nel 2012 Cavaliere dalla Regina Elisabetta e Cavaliere di Gran Croce della Repubblica Italiana. Pappano, Direttore Emerito dell’Orchestra Nazionale di Santa Cecilia che ha diretto per 18 anni (dal (dal 2005 al 2023) portandola ai vertici mondiali, suggella, con i concerti di questa stagione il suo ventennale sodalizio con la London Symphony Orchestra. Grande attesa in questo concerto, anche per l’esibizione pianistica di Seong-Jin Cho, a soli 31 anni considerato uno degli artisti più importanti dell’attuale panorama musicale. Seong-Jin Cho, nato a Seul, si è contraddistinto a livello mondiale nel 2015, quando ha vinto il Concorso Internazionale Chopin di Varsavia, primo del suo Paese. Nel gennaio 2016 ha firmato un contratto di esclusiva con l’etichetta discografica Deutsche Grammophon. Trionfali i suoi concerti nei più importanti teatri internazionali. Il cartellone de «II Settembre dell’Accademia» si apre dunque con la Sinfonia n.9 in mi bemolle maggiore Op. 70 di Dmitrij Dmitrievic Sostakovic in occasione del $50^{circ}$ anniversario della morte del compositore russo, un gigante della musica del Novecento che, a differenza di quanto richiestogli dal regime stalinista per esaltare con solennità la vittoria sulla Germania nazista, permea questa splendida partitura del 1945 di un’atmosfera giocosa e ironica, secondo taluni perfino «triviale» in particolare nella chiusura: «un crescendo che porta al climax: una vera e propria parata -scrive Giovanni Meriani nelle note di sala – in cui si rivede lo Sostakovic compositore per il cinema in particolare nel colore variato di continuo e nei subitanei cambi d’armonia. Il sentimento di scherzo ironico e crudele domina la coda, chiusa in breve dal colpo di grancassa finale.» La conclusione è affidata al titano Ludwig van Beethoven con la Sinfonia n.5 in do minore Op. 67, una delle più grandi e acclamate della storia della musica, con il suo incipit celeberrimo: quel motto di quattro note che continua a riapparire ostinatamente in tutta la composizione, «Il destino che bussa alla porta» pare abbia dichiarato Beethoven anni dopo al suo factotum Anton Schindler, la luce che giunge dal buio, la lotta dell’uomo contro il Fato.