Sovranità alimentare. Critiche alla legge regionale sulla tradizione enogastronomica L’Associazione Ristoratori Veneto parla di “norma discriminatoria e poco chiara” oltre che una chiara violazione della Bolkestein. Si stabilisce che l’iscrizione al registro degli esercizi tipici è un titolo preferenziale per l’accesso ai finanziamenti

La legge per “la valorizzazione della tradizione enogastronomica veneta” approvata martedì scorso in Consiglio Regionale è “discriminatoria e poco chiara” oltre che una chiara violazione della Bolkestein. La critica alla cosiddetta Legge Rigo, dal nome del Consigliere promotore, arriva da Antonio Leone, Vice Presidente dell’Associazione Ristoratori Veneto. “Partendo dal concetto che siamo a favore della valorizzazione e della promozione della cucina veneta, incluso l’uso delle materie prime ad essa collegata,” spiega Leone, “l’approvazione dell’art. 5 comma 6, che stabilisce che “l’iscrizione al registro degli esercizi di ristorazione tipica del Veneto può costituire titolo preferenziale per l’accesso a finanziamenti o regolazioni di contributi regionali di qualsiasi natura”, crea di fatto una discriminazione per le attività di ristorazione non iscritte a tale registro, su qualsiasi bando di qualsiasi natura, (come indicato dal suddetto articolo). In Veneto ci sono 14.000 attività di ristorazione e non tutte offrono nel menù piatti tipici veneti. Questo significa che molti ristoratori verranno verosimilmente esclusi a priori dalla possibilità di partecipare a un bando regionale, creando di fatto dei ristoratori di serie A e di serie B”. “La legge è davvero molto “fumosa”, continua Leone, “perché molti punti relativi all’istituzione del Logo “Ristorazione tipica del Veneto” non sono chiari. Non è specificato quale associazione di categoria gestirà il marchio, non è chiaro quali siano le percentuali di materie prime di origine veneta da impiegare nel menù per poter essere inseriti nel Registro e non sono identificate le sanzioni per chi disattende le indicazioni della legge relative all’iscrizione al Registro”. “Un altro punto che ci lascia molto perplessi è la richiesta, dello stesso proponente, di inserire la somma di 150.000 euro per la promozione del suddetto Registro e per l’istituzione della settimana della cucina veneta”, aggiunge Alessia Brescia, presidente dell’Associazione, “Sinceramente in questo periodo difficile per le imprese del settore Ho.Re.Ca. i suddetti fondi potevano essere destinati a problemi reali e urgenti per la categoria, come far fronte al caro bollette, o ad esempio, calmierare i prezzi delle materie prime”. “Avevamo provato, contattando molti consiglieri regionali, a proporre due emendamenti migliorativi, come ad esempio inserire percentuali certe per l’uso di materie prime di origine veneta o stabilire una carta vini che contenga il 65% di vini veneti, istituendo bandi ad hoc davvero inerenti alla cucina,” sottolinea Leo Ramponi Presidente Onorario Ristoratori Veneto e Ho.re.Ca e Presidente Ristoranti tipici di Verona, da cui è stata presa l’idea della legge regionale, “ma ci siamo trovati di fronte un muro di gomma da parte del proponente”. “Noi di Ristoratori Veneto”, conclude Ramponi, “continueremo a batterci per la difesa del settore e del nostro lavoro, chiedendo sempre più chiarezza e aiuti concreti di cui ne potrà trarre beneficio tutto il comparto e non solo alcuni”.