Strigliata del vescovo Presentata questa mattina la Via Crucis in Arena che si svolgerà venerdì 29 marzo. Monsignor Pompili alla Cronaca di Verona: “La politica ha dimenticato l’arte della diplomazia perchè piegata alle logiche dell’economia. Senza pace c’è il baratro”.

Pace e Giustizia. E’ il tema della Via Crucis che si svolgerà venerdì 29 marzo, venerdì santo, in Arena per iniziativa del vescovo Domenico Pompili, del sindaco Damiano Tommasi e della sovrintendente della Fondazione Arena Cecilia Gasdia. L’evento è stato presentato questa mattina, ci sono ancora posti disponibili (in totale saranno 5 mila) e si possono prendere i biglietti da domani sul sito chiesadiverona.it.
Un evento che oltre ad essere il prologo della visita del papa prevista per il 18 maggio e che avrà non a caso lo stesso titolo, porta Verona al centro di una riflessione internazionale sulla necessità di invertire quella nefasta traiettoria che semBra stia portando tutte le potenze internazionali verso un’unica strategia: quella della guerra continua fino all’ecatombe. E l’evento riprende la tradizione che aveva visto l’Arena capitale dei Beati i costruttori di pace.
“Ci dobbiamo fermare prima del baratro, come ha detto Papa Francesco”, ha ripetuto monsignor Pompili, “perché altrimenti andiamo in un baratro dal quale non ci si riprenderà più, resteranno solo ecatombe e cimiteri”.
Un concetto questo ripreso poi in un dialogo con la Cronaca di Verona nel quale il vescovo non ha fatto sconti alla politica. Perché se siamo in questa situazione di guerra dall’Ucraina a Gaza, l’amara constatazione è che non abbiamo in questo momento leadership politiche in grado di essere ascoltate e di costruire percorsi di mediazione e di pace.
“Si continua a ripetere una frase insensata come se fosse saggia solo perché antica: se vuoi la pace prepara la guerra. Ma non c’è nulla di più sbagliato: se vuoi la pace costruisci la giustizia. Solo la giustizia è il terreno sul quale puoi costruire la pace”.
Ma se guardiamo allo scenario internazionale, non si vedono protagonisti politici dedicati alla costruzione di vie diplomatiche che portino a disinnescare i conflitti, bensì per contro c’è una corsa al riarmo, alla controffensiva, in una continua escalation nella quale ormai è stato sdoganata anche la prospettiva di un utilizzo di ordigni nucleari. Ma si può?

“Politica piegata a interessi economici”

Monsignor Pompili, il Vaticano è stato l’unico a prendere l’iniziativa diplomatica inviando monsignor Zuppi nei teatri di guerra per costruire una mediazione di pace: gli altri Paesi occidentiali, Unione europea in primis, latitano. E a novembre gli Stati Uniti potrebbero ritrovarsi Trump come presidente il che complicherà il quadro internazionale. E si discute solo di riarmo più che di iniziative di pace. Se parliamo di giustizia, bisogna che qualcuno cominci a costruirla: come valutare questa assenza di iniziative?
“Interpreto questo stato di cose come un complesso di rassegnazione”.
Cioè?
“Sembra che di fronte alla guerra non ci sia altra risposta che la violenza e non ci siano margini per quell’arte così ancora ma anche così indispensabile che è la diplomazia che serve proprio a disarmare i conflitti dalle loro pericolose aberrazioni. Il fatto che la politica abbia in qualche modo abdicato a questa funzione la dice lunga sul fatto che sembra quasi impossibile reagire di fronte a questi eventi”.
Perché secondo lei si è arrivati a questo?
“E’ soltanto un capitolo, forse il più drammatico, di una più diffusa situazione per cui la politica rischia di essere ancillare rispetto ad altre logiche, in primis quella di tipo economico”.
Del resto la stessa Unione europea è nata su un’intesa finanziaria e non perché ci fosse una coesione politica, una visione unica e ne vediamo ancora oggi i risultati…
“Il momento che stiamo vivendo è soltanto la conferma del fatto che in un mondo in cui la politica si rivolge all’economia con il cappello in mano, non c’è partita”.
Carenza di leadership nelle democrazie mondiali?
“Sì ma non solo. I temi di cui si parla sono sempre riconducibili a fattori di tipo economico. Non è che si parli o si apra un dibattito su temi ideali o vengano approfonditi temi nobili su categorie da tutelare. Banalmente batte cassa sempre la questione economica”.
Il Papa si è battuto con parole nette sulla necessità di arrivare a una pace, ma talvolta il suo pensiero viene frainteso…
“Non è una questione di alzare bandiera bianca; il Papa ha detto semplicemente che se non si pone un freno a questa logica della guerra e delle armi, si finisce in un baratro che porterà solo distruzione e cimiteri. E questo appello a pace e giustizia sarà proprio il tema della sua visita a Verona il 18 maggio”.
Visita che è confermata? Domenica il Pontefice è apparso affaticato…
“Qualche volta può anche saltare un discorso scritto, ma è in buone condizioni, fisicamente si sta riprendendo, si sente bene e lo si vede anche a occhio nudo. Andiamo avanti con il nostro percorso di preparazione della visita e c’è grande entusiasmo nelle parrocchie”.

mbatt