Thereau, papà a tempo pieno. “Non torno per giocare in B” "Il sogno? Adesso vorrei proprio lanciarmi col paracadute..."

E’ stato uno dei giocatori di maggior talento del Chievo degli ultimi dieci anni. Cyril Thereau, oggi, è disoccupato, “…ma non muoio dalla voglia di tornare. Se capita un’occasione buona, altrimenti, c’è dell’altro, nella vita…”.
Ultima tappa italiana, la Fiorentina, chiusa in realtà senza troppa gloria, ma non per colpa sua.
“Sono successe cose un po’ strane. Avevo altre richieste quando ho firmato per la Fiorentina, tre per la precisione. Alla fine mi chiamò Pioli e la Fiorentina mi evocava molti ricordi, aveva una squadra che giocava bene, quindi accettai subito di venire a Firenze. Siamo partiti bene, poi ho avuto tanti infortuni, più o meno sei o sette, e da lì forse un po’ con l’età e con il fatto che ho bisogno di stare bene per giocare bene, ho avuto un po’ di problemi. Ho accettato il prestito al Cagliari poi mi sono fatto male di nuovo. E l’ultimo anno l’ho fatto un po’ così…”.

Qualche rammarico per come è andata?
“Se si parla della carriera, sono contento di ciò che ho fatto anche se ho avuto possibilità di giocare per squadre importanti e non ho mai accettato. Per Firenze ho un po’ di rammarico perché anche a 34 anni mi sentivo bene. Fin lì non avevo avuto tanti problemi fisici, nel giro di sei mesi mi è venuto tutto insieme. Peccato perché potevo già fa, anche quando ero al Chievo. Ma senza problemi fisici avrei fatto due grandi annate”.

I ricordi di questa tua avventura italiana?
“Mi porto dietro tante cose. Penso a Davide (Astori, ndr), la prima persona che mi ha accolto a Firenze. Avevamo giocato tante volte contro ma mi accolse molto bene. La sua scomparsa è stato un momento molto difficile per tutta la squadra, però ci ha fatto crescere tutti dal punto di vista umano. I ricordi belli a Firenze ci sono, perché per me è la città più bella d’Italia. Mi ricordavo di Dainelli che me ne parlava già al Chievo. Anche a Verona sono stato bene. Bellissima città, bel gruppo, ho vissuto anni importanti, se mi volevano grandi squadre vuol dire che avevo fatto bene, no?”

Il futuro?
“Mi è sempre piaciuto fare le cose estreme, ma avendo un contratto non potevo farle. Adesso ci sono tante cose che voglio fare, come per esempio lanciarmi con il paracadute. Sinceramente ho rifiutato un po’ di proposte dalla Serie B e in Belgio. Ho un figlio e sono stato lontano da lui per 5 anni, ora è complicato farlo muovere. Per me lui è la priorità. Non sto cercando nulla ma se capita la proposta giusta non smetto di giocare. Per adesso sto facendo crescere mio figlio in Belgio, ancora mi sto guardando intorno. E non è una questione di soldi”.