Tutti al mare… Ma non in piazza. Piazza delle Erbe chiude alle 22.30: messaggio sbagliato Nel fine settimana la polizia locale e i militari hanno circondato il salotto di Verona, diventato off limits. Non c’era la ressa dei primissimi giorni d’apertura e oggi i dati del contagio (che pure esiste) sono ampiamente sotto controllo. La città deve poter vivere

Spiagge aperte (e stra­pie­ne), piaz­za delle Erbe chiu­sa. Che senso ha? Attorno alle 22.30, nel fine settima­na, la polizia locale – col sup­porto dei militari – ha c­o­minciato a circondare il salotto della città, nel quale, in buona sostanza, non si può più entrare, se non pri­ma dell’uscita di un certo numero di persone. E’ come se ci fossero i tornelli. Lo sco­po del provve­di­mento, almeno sulla carta, è quello di evitare assem­bramenti, con­cetto fumoso già nei primi giorni di post lock­down, figuriamoci ora che tutte le attività pro­duttive so­pravvissute alla quarantena forzata stanno lavorando a più non posso per salvare il salvabile. Sia chiaro: col Covid non si scherza, il virus esiste an­cora e continuerà a essere così fino al vaccino, ma alla luce del numero bassissimo di nuovi contagiati (15 le persone attualmente posi­tive a Verona) e del­la nuova nor­malità con la quale stiamo imparando a con­vivere, la restrizione ci pare ec­cessiva. Tre, in e­strema sin­tesi, le ragioni per cui non siamo d’accordo con la scelta di Palazzo Barbieri. Primo: non è pen­sabile con­tinuare a limitare le libertà personali, se non di fronte a situazioni sanita­rie partico­lar­mente gravi, e fortunata­mente non è qu­esto il caso.

Oltretutto non siamo nem­meno di fronte alla folla oceanica che ave­va som­mer­so la piazza in occa­sio­ne del primo fine set­timana di riapertura. Se­condo: gli esercenti, che già hanno dovuto sobbar­carsi spese ingenti per po­ter riaprire, ne escono nuo­va­mente pen­a­lizzati. E’ inutile lanciare campagne sti­le “Verona riparte” se nei fatti “Verona richiude”. Terzo: gli effetti per il set­tore turistico sono deleteri. Chi, vedendo le foto di un luogo semi-blindato, avreb­be voglia di visitarlo? Noi no di certo. Vale tanto per gli italiani quanto per gli stranieri. Così facendo passa un messag­gio preoc­cu­pante, oltre che distorto, perché tutti i dati dicono che il Covid non è più ag­gressivo come prima. Le terapie intensiva ormai si sono svuotate. In altre parole: Verona, con questo eccesso di pru­denza, si fa del male da so­la. L’im­pressione è che in tema di Coronavirus manchi una regia, e che l’ammi­nis­tra­zio­ne cittadina, che pure a tratti ha affrontato con de­cisione e buonsenso la crisi, viva ancora un po’ trop­po sul filo dell’emo­ti­vità. Ora invece servono cal­ma e lungimiranza. I di­vieti e le mul­te non reggono più. L’I­ta­lia è ripartita (pur tra mille problemi). Gran parte del mondo è ripartito. Anche Verona sta pro­vando a far­lo. Non è il caso di tarparle le ali. Hanno riaperto cine­ma, teatri, centri commer­cia­­li, pale­stre. Si può per­fino giocare a calcetto, pen­sate un po’. La gente sta già riem­piendo i luoghi di villeggiatura. Perché chiu­­dere le piazze? A.G.