Un tackle su razzismo e “compagnia” L’uscita di De Siervo, a.d. della Lega calcio, racconta di un Palazzo confuso E di una situazione che non aiuta a vincere una battaglia di civiltà. Eppure...

E adesso per favore, stop con l’ipocrisia. Con le frasi a metà, con i se e con i ma… “Sì, però…”, finiamola, dai. “Sono solo 50”, ma va’, ci credi davvero? “Anche fossero in due” ha detto Tommasi, “sono troppi”. Mandiamo l’ipocrisia in fuorigioco, in fondo non dev’essere neppure così difficile.E non parliamo qui, del caso Balotelli, per carità. O di Lukaku. No, il “caso De Siervo” è molto più grave, da qualsiasi parte si guardi. De Siervo è l’a.d. della Lega calcio, giusto per capire. E’ nella stanza dei bottoni, dove ci sono le leve del potere, dove il razzismo, va detto, dovrebbe essere combattuto, ad ogni costo.
Beh, che succede? Succede che Repubblica, chissà come, riesce a entrare in possesso di un audio in cui De Siervo dice, più o meno, “di aver chiesto ai registi Tv di silenziare i microfoni e di non far sentire i buuu”. Apriti cielo. Riunioni, smentite, distinguo, la solita giostra impazzita, nella quale, come sempre, noi siamo davvero campioni del mondo. De Siervo s’è giustificato, ovvio. “Vorrei sapere chi è stato il “corvo” che ha girato l’audio, estrapolandolo dal contesto…”. Tranquilli, il “corvo” è già stato silurato. Un dipendente della Lega, già a casa.
Il problema è diventato “l’audio rubato”, non il contenuto. Non il fatto che l’a.d. della Lega abbia detto quelle cose.Il problema è capire come siano uscite da “palazzo” quelle parole, non le parole stesse. Scusate, ma dove vogliamo andare, di questo passo? Ma davvero vogliamo combattere il razzismo e gli imbecilli? Ma a chi la vogliamo raccontare? R. Tom.