Una farsa clamorosa! Presi in giro 2 milioni e mezzo di veneti Sfogo durissimo di Zaia: «Scandaloso prendere in giro in questo modo i veneti!». Di Maio: «La Lega penalizza le scuole del Sud e vuole abbassare gli stipendi in meridione». Stefani: «Solo falsità»

«Siamo davanti a una farsa, a un’autentica farsa. Sono stanco di vedere come alcuni vo­gliono portare l’autonomia ver­so l’agonia. Sappiano però che, finché ci sarò io, l’autonomia non sarà morta né, tantomeno, le istanze dei veneti». Basterebbe questa affermazione del governatore leghista del Veneto Luca Zaia per dare l’idea del nuovo, clamoroso, buco nell’acqua prodotto dall’ennesimo vertice sul­l’au­to­nomia. La riunione non solo si è chiusa con un ulteriore nulla di fatto, ma ha prodotto una spac­catura apparentemente in­sanabile tra gli “alleati” di go­verno. Basterebbe questo sfo­go di Zaia, dicevamo, a de­scrivere la situazione. E invece il “doge” ha rincarato la dose: «È scandaloso che si continui a prendere in giro i cittadini, non solo i veneti ma anche quelli del­le dodici Regioni che hanno avviato passi in direzione dell’autonomia, e che si voglia rieditare il conflitto tra Nord e Sud. Si vuol trasformare l’autonomia in un cadavere eccellente» ha continuato Zaia «ma si sappia che la forza dei 2 milioni 328 mila veneti che hanno votato il nostro referendum e di quelli di tutte le altre Regioni che la vogliono, è un fiume in piena i­nesorabile. È scandaloso che ci siano persone a livello governativo incapaci persino di mantenere la parola data». Questa la versione del capo dei 5 Stelle Luigi Di Maio: «Il tavolo sul­l’au­­tonomia si è bloccato sulla regionalizzazione della scuola. Un bambino non sceglie in quale regione nascere: noi dobbiamo garantire l’unità della scuola così come l’unità nazionale». Forse, la­sciamo il beneficio del dubbio, Di Maio non è al corrente del­l’esito dei test Invalsi sottoposti agli studenti italiani: al Sud la situazione è drammatica, e non ci risulta che fino a oggi i poveri allievi meridionali sia­no stati penalizzati dall’autonomia del Nord. Ma andiamo a­vanti. Fonti 5 Stelle si sono affrettate a far sapere che «al vertice la Lega ha proposto di inserire le gabbie salariali, ovvero alzare gli stipendi al Nord e abbassarli al Centro-Sud. Per noi» hanno aggiunto «è inaccettabile. Una simile proposta spa­ccherebbe il Pae­se e la consideriamo di­scri­minatoria e classista. Im­pedirebbe ai gio­vani di emanciparsi, alle fa­­­miglie di mandarli a studiare in altre università, diventerà difficile e costoso anche prendere un solo tre­no da Roma a Milano» hanno avuto l’ardire di ag­giungere i pentastellati. «Tra l’altro è già stata in vigore in passato con pessimi ri­sultati e giustamente venne a­bolita nel ’72. Reintro­durla si­gnifica ri­portare l’Italia indietro di mez­zo secolo. Follia pu­ra». Il premier Giuseppe Conte è stato chiaro: «Non è accettabile che l’Italia si slabbri. Non si possono trasferire tutte le competenze. Un progetto del genere è inaccettabile». Che la riforma viaggi ormai su un binario morto lo ha di fatto ammesso anche il ministro per le Autonomie, la leghista Erika Stefani: «Se qualcuno ha cam­biato idea basta che lo dica e non si vada allora ulteriormente avanti. Chiedo al Mo­vimento 5 Stelle se ritengono che i referendum non val­gano più nulla» ha tuonato il ministro. «Spero che ci sia un ripensamento su questa posizione. In questo momento c’è una sospensione e non è ancora stato fissato un nuovo appuntamento. Per me di au­to­nomia si deve parlare im­mediatamente. Noi chiediamo di dare un riscontro a quelle che sono richieste, ri­chieste mo­tivate e supportate, in particolare per quanto ri­guarda Lom­bardia e Veneto, da un for­tissimo referendum. Se in materia di istruzione mi si nega la possibilità che una Re­gione con risorse proprie possa fare un’offerta formativa migliore e il motivo ostativo è che nelle altre Regioni non si può fare» ha concluso la Stefani «si nega il principio base dell’autonomia. Non ab­biamo previsto alcuna gabbia salariale, solo strumenti che esistono già nel nostro ordinamento, dagli incentivi della contrattazione integrativa per dare continuità dell’offerta formativa e ovviare alle carenze di organico». Ci si a­spettava una reazione più decisa da parte di Matteo Sal­vini il quale, invece, per il mo­mento non ha voluto alzare an­­cora di più i toni dello scontro: «Chi rallenta sull’autonomia non fa un dispetto a me o alla Lega. Certe cose io me le a­spetto dalle opposizione, dal Pd. Chi difende il vecchio non fa un favore a nessuno. Né a Milano né a Napoli. Oggi l’I­ta­lia è unita? No. Per­ché la ge­stione centralizzata favorisce gli spre­chi e i furbetti. Auto­no­mia significa incentivare. E io vo­glio un governo che corre, che lavora, che cresce. Non che torna indietro». E però, per ora, i 5 Cinque Stelle han­no ottenuto proprio questo. Co­­­me reagirà il popolo del Nord?