Una targa per non dimenticare Sulla ciclabile di via Da Legnago. Lo stabile dei detenuti era stato individuato nel 2017

23/01/20 Inaugurazione Targa campo di concentramento di Montorio LE FOTO SONO DI UDALI RENZO

Al Campo di Concentramento di Montorio posta una targa commemorativa per non dimenticare. E’ stata sistemata sulla ciclabile di via A. Da Legnago, in corrispondenza della strada che tutti i detenuti percorrevano per raggiungere la palazzina del Campo. Li è stata messa una targa ad eterna memoria di quei drammatici fatti.
Lo stabile, individuato ufficialmente nel 2017 nelle campagne tra Montorio e San Michele Extra, è stato utilizzato nella Seconda Guerra Mondiale come campo di concentramento e luogo di detenzione per prigionieri politici ed ebrei. Il Campo, oggi chiamato “DAT Colombara”, è stato individuato grazie ad una ricerca storica svolta dall’Associazione “montorioveronese.it”.
La cerimonia, che rientra nel programma celebrazioni del Giorno della Memoria, ha avuto inizio alle 10, nell’Aula Magna della scuola “Simeoni”, con un incontro di approfondimento e di riflessione sui drammatici fatti storici che segnarono la vita nell’edificio durante la Seconda Guerra Mondiale. Successivamente lo scoprimento della targa commemorativa alla presenza della autorità cittadine e degli studenti degli Istituti Com­prensivi 16 della Valpantena e 17 di Montorio.
L’evento lo ricordiamo era stato presentato a Palazzo Barbieri dal presidente dell’8ª Circoscrizione Alma Ballarin. Presenti i presidenti dell’Associazione montorioveronese.it Roberto Rubele e dell’Istituto Veronese per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea Stefano Ribuzzi, ed il consigliere nazionale dell’Associazione figli della Shoah e della comunità ebraica di Verona, Roberto Israel.
“L’obiettivo è quello di non dimenticare quanto è successo e, soprattutto, l’esistenza di un luogo rimasto per troppo tempo nascosto alla memoria storica dei veronesi – ha detto Alma Ballarin –. Ringrazio l’Associazione montorioveronese.it perché senza di loro l’edificio e la sua drammatica storia sarebbero andati perduti”.