Valpolicella, la ricetta doc è più green Marchesini: “Dallo studio dell’ecosistema socioeconomico derivano le scelte da compiere”

Una superficie vitata di 8.398 ettari, con il suo capoluogo di provincia – Verona – che curiosamente detiene la fetta più ampia (1.263 ettari, il 15% del totale) di una vigna basata su varietà autoctone nel 97% dei casi, a partire da Corvina (56%), Rondinella (20%) e Corvinone (16%). La Do Valpolicella, inquadrata dal suo Consorzio di tutela vini nel primo numero di un dossier che annualmente farà il punto sulla denominazione, dà i numeri e analizza l’evoluzione di un territorio in grado di produrre, lo scorso anno, quasi 65 milioni di bottiglie tra Valpolicella e Ripasso Doc, oltre alle Docg Amarone e Recioto. Presentato oggi in occasione dell’evento digitale “Valpolicella Superiore – A Territory Opportunity”, il rapporto ha l’obiettivo di inquadrare caratteristiche e trend di una delle principali denominazioni rosse italiane e prima nel Veneto, con 2.271 viticoltori, 6 cantine sociali, 322 imbottigliatori e un giro d’affari annuo di oltre 600 milioni di euro generato in gran parte (70%) dall’export in 87 Paesi del mondo.
“Abbiamo voluto dotarci di uno strumento di monitoraggio della denominazione che affineremo sempre di più nel prossimo futuro – ha detto il presidente del Consorzio di tutela vini Valpolicella, Christian Marchesini -, convinti che dallo studio dell’ecosistema socioeconomico della denominazione debbano derivare le scelte da percorrere. Competitività, sostenibilità ambientale ed economica, qualità, sono valori che oggi i Consorzi di tutela hanno il dovere di perseguire per mantenere in equilibrio la filiera. A tal proposito – ha concluso Marchesini – abbiamo la fortuna di poter contare su un tessuto di imprese lungimiranti e responsabili, sia sul piano della sostenibilità con la crescita della vigna green, che su quella legata al contingentamento della produzione a salvaguardia del valore del prodotto”.
A tal proposito, le recenti politiche di contenimento della produzione proposte dal Consorzio e condivise dalle imprese hanno contribuito da una parte ad aumentare la qualità media, dall’altra a generare un maggiore equilibrio sui mercati, con un aumento dei prezzi dello sfuso di Amarone dal 6% al 13% nell’ultimo biennio a seconda dell’annata, per effetto di una produzione di uve scesa negli ultimi 2 anni del 12% sul biennio precedente, a fronte di una crescita della vigna sul pari periodo del 5%. Nel complesso, la superficie vitata ha visto negli ultimi 20 anni un incremento di oltre il 60%. Tra i comuni epicentro, dopo Verona seguono a ruota Negrar (14% della superficie complessiva della Do) e San Pietro in Cariano (13%), poi Illasi (11%), Marano e Mezzane. Il 43% afferisce alla zona Classica, il 54% alla Doc e il 3% alla Valpantena. Sostanziali le variazioni nella scelta delle tipologie da parte delle aziende: per le medio piccole il paniere dell’imbottigliato è composto da Ripasso (44,6%) Valpolicella (30,7%), poi e Amarone/Recioto (24,7%); per le medio-grandi il Ripasso sale al 57,8% dei volumi, con Amarone/Recioto al 24,7% e il Valpolicella al 17,6% della produzione.