Addio a Paolo Valenti, il “papà” di 90°. Umanità, cortesia, bon ton. Merce rara ai nostri tempi Mai saputo per chi tifava, lo svelò Martellini: "E' tifoso viola"

«Forse sono un ombrello che va bene per la pioggia e per il sole. Racconto la verità e la verità è propellente di spinta fantastico». Nel mondo di oggi Paolo Valenti e 90° minuto, la trasmissione sportiva da lui ideata e condotta per vent’anni, uno degli appuntamenti più popolari della televisione italiana, non potrebbero convivere. Altri tempi, altre priorità. Nel 1970 bisognava attendere le ore 18 della domenica, a partite concluse, per ascoltare i risultati e le cronache di quanto era appena accaduto sui campi da gioco. Niente pay tv o collegamenti in diretta, niente calcio spezzatino con partite dal venerdì al lunedì sera, anticipi e posticipi ancora non esistevano. Il tono pacato e garbato di Valenti mal si abbinerebbe ai ritmi frenetici e invasivi di oggi, in una tv dove Carosello era ciò di più distante dai moderni spot pubblicitari.

LA CARRIERA
Dopo la laurea in filosofia Valenti iniziò a lavorare in Rai non ancora trentenne, occupandosi di giornalismo radiofonico prima di cronaca e poi sportivo, commentando per la televisione pubblica i viaggi del Papa, la disperazione dei terremotati del Friuli, la memorabile finale per il titolo mondiale dei pesi medi tra Griffith e Benvenuti dal Madison Square Garden nell’aprile del ’67. Dal suo microfono raccontò il ciclismo locale e diverse edizioni del Giro d’Italia. Passò quindi alle gare automobilistiche e agli incontri di pugilato, diventando ben presto uno dei cronisti più in gamba dell’intero panorama sportivo italiano, al punto da seguire come inviato quattro edizioni delle Olimpiadi.
90° MINUTO
A partire dal 1970 condusse la trasmissione insieme al collega Maurizio Barendson: uno leggeva i risultati delle partite, l’altro al commento tecnico. Dopo le prime sei edizioni sarà Valenti a tenere il timone in solitaria del programma, inserito successivamente all’interno del nuovo Domenica In, ideato e condotto da Corrado. Si creò così una divertente staffetta con Valenti e il suo team di giornalisti che dalle sedi regionali della Rai documentavano poco dopo il termine degli incontri le cronache delle partite del campionato di calcio della Serie A, creando quella formula rituale del teatrino come lui stesso la definì.

LO STILE
Paolo Valenti entrava nelle case degli italiani con discrezione e cortesia, non contraddicendo ma limitandosi a dubitare con signorilità. Un bon ton velato, merce rara in un mondo pervaso da grossolanità e mancanza di tatto, apprezzato dai suoi telespettatori per la capacità e la disinvoltura di parlare come la gente comune, senza frasi ad effetto o paroloni ma utilizzando espressioni del tipo «un bel salto in avanti», «eh, oggi non è andata troppo bene». Frasi che testimoniavano profonda saggezza e cultura, strumenti fatti in casa di un giornalismo sportivo in grado di raccontare il gioco del pallone come una favola ed entrare nel cuore di milioni di tifosi.

TIFO VIOLA
In vent’anni di onorata carriera in nessuna puntata di 90° minuto Valenti ha mai rivelato per quale squadra calcistica tifasse, senza far trasparire alcun indizio dai commenti e dalle analisi delle partite. Si ripromise di apparire in tv indossando i colori della sua squadra del cuore solo il giorno in cui avesse smesso di condurre la sua amata trasmissione, ma un tumore nel 1990 glielo impedì. Sarà il collega Nando Martellini a rivelare al pubblico che Valenti era un grande tifoso della Fiorentina. La Curva Fiesole gli dedicò uno striscione con sopra scritto: “Paolo, al 90º l’abbiamo saputo, viola con classe e dignità”.

PREMIO IN SUO ONORE
Nel 2000 per volere della moglie e dei figli è stato istituito un premio giornalistico radiotelevisivo che porta il suo nome. Viene consegnato ogni due anni ai cronisti che rispecchiano le qualità e le caratteristiche dello stesso Valenti in termini di immediatezza nella comunicazione, proprietà di linguaggio, originalità, innovazione e attenzione agli aspetti umani e sociali della notizia. Tra i vincitori Fabrizio Maffei, Gianni Cerqueti, Massimo Caputi, Monica Vanali e Franco Lauro.

Jacopo Segalotto