Festival del Cinema Africano, sipario Premiati i film "Benzine", "Libero" e "Il mondiale in piazza", pellicole di altissimo livello

Si è concluso ieri il festival del Cinema Africano, che ha fatto registrare nonostante le mille difficoltà, un grande succedsso.
“Per aver dato voce al dramma dei suoi protagonisti, due genitori chiusi nel silenzio rurale e deserto dell’entroterra tunisino, rifiutando i consueti canoni con i quali il cinema europeo spesso presenta l’emigrazione e le sue vittime. Per aver delineato sull’assenza, quella di un figlio scomparso nella ricerca di una vita oltre il mare, uno sguardo che volge all’orizzonte, in attesa di una risposta che tarda ad attraversare le acque del Mediterraneo, in un presente bruciato e precario. La giuria ha deciso all’unanimità di assegnare il premio Viaggiatori & Migranti a “Benzine”, di Sarra Abidi.
La giuria ha deciso inoltre di assegnare una menzione speciale al cortometraggio Yasmina, di Claire Hélène Cahen e Ali Esmili, capace di raccontare la solitudine e la rabbia di una vita in bilico tra la solidarietà degli affetti e la violenza di un meccanismo governativo che insegue e conduce lontano, oltre il proprio universo adolescente”.

La Giuria dei giornalisti e giornaliste della rivista Nigrizia composta da Elio Boscaini, Simona Cella e Jessica Cugini ha scelto il film LIBERO di Michel Toesca.
“Per averci ricordato che la politica inizia da noi, dai nostri gesti quotidiani. Per averci raccontato quel che accade al confine italofrancese attraverso la figura di Cédric Herrou, un contadino che mette a disposizione quel che ha per aiutare i migranti ad attraversare la frontiera. Per aver mostrato che è possibile una moderna Resistenza, una partigianeria che mette in pratica il passaggio del Vangelo che recita “Ero straniero e mi avete accolto”.
La Giuria detenuti della Casa Circondariale di Montorio ha assegnato il Premio “Cinema al di là del muro” al film “Il mondiale in piazza”. “Per l’attualità del tema sottolineando il disagio per chi nasce in Italia da genitori stranieri di non essere riconosciuto italiano mentre si sente veramente tale, per l’originalità della narrazione utilizzando lo sport come fattore aggregante, per il messaggio che ogni persona ha pari dignità davanti al mondo e davanti a Dio e che la vita di ognuno è importante perché siamo tutti una grande famiglia”.
“Dieci giorni, 44 paesi raggiunti, quasi 13 mila visualizzazioni, più di quanto potevamo immaginare”, spiega Jessica Cugini, giornalista di Nigrizia, membro della giuria, tra i grandi sostenitori del Festival Africano.