Sorrisi e rimpianti, ecco Rebo-gol “Lavoro in un’azienda antiinfortunistica di Verona...forse potevo restare nel calcio...”

Un centravanti di un’altra categoria. O meglio, di altre categorie. Perché Stefano Rebonato, ex attaccante veronese, di campionati ne ha giocati parecchi.
Gli inizi sono all’Hellas, dove è arrivato piccolo e se n’è andato per diventare grande.
Che ricordo hai di Verona a inizio carriera?
“Ai miei tempi c’era un clima più familiare nel settore giovanile. Adesso, già dalla Primavera, ci sono giovani che hanno il procuratore, agenti che curano più gli interessi extracalcistici. Prima c’era meno business e più passione. Lo stesso rapporto tra Primavera e Prima Squadra è cambiato. Ricordo che quando giocavo io in Primavera, ed ero pronto al salto in Prima Squadra, i campioni di allora non mi hanno mai fatto sentire come un ragazzino, ma parte del gruppo. I giocatori affermati ti facevano sentire uno di loro, mentre adesso c’è distacco, il pensiero comune è: “Tu sei ancora della Primavera, io gioco in Serie A””
Dopo i vari prestiti, la consacrazione a Pescara.
“Quell’anno siamo partiti da zero. In panchina era arrivato Galeone, allenatore eccezionale che ti sapeva valorizzare e far divertire. La squadra era stata smartellata, erano andati via tutti quelli più richiesti ed eravamo rimasti in pochi. Galeone mi ha fatto rimanere, credendo in me e dicendomi che con lui avrei fatto 20 gol. Lo credevo pazzo (ride), ma ha avuto ragione. Abbiamo fatto un campionato eccezionale, arrivando prima di squadre attrezzate e costruite per vincere.”
Poi l’approdo in Serie A. Perché la Fiorentina?
“Volevo rimanere al Pescara, ma bisognava fare i conti con le esigenze economiche della società. C’erano la Roma, l’Inter e la Juventus, ma ho scelto la Fiorentina, perché era l’unica società che mi garantiva l’opportunità di giocare con continuità. È stata una grande soddisfazione, soprattutto per i gol alla Juve e alla Roma, ma purtroppo alla fine ho avuto modo di giocare poco. È stato un peccato, ma non me ne pento.”
Hai qualche rimpianto?
“Sicuramente, i rimpianti ci sono sempre. Tra i miei ci sono quelli di non aver fatto il patentino da allenatore subito e non essere rimasto all’interno dell’ambito calcistico professionistico. Il mio primo pensiero a fine carriera era stato di lasciar perdere tutto, ma poi vedendo dei miei ex compagni fare gli allenatori, Gasperini in primis, mi sono un po’ pentito. Ho sempre pensato al calcio solo come a una parentesi della mia vita. Ho avuto e c’è tuttora qualche possibilità di tornare al Pescara, società di cui conservo ottimi ricordi e tanti amici, però vedremo come evolverà la situazione.”
Cosa fa oggi Stefano Rebonato?
“Lavoro in un’azienda antinfortunistica a Verona. Tutto è nato un po’ per caso: non volevo fare nulla dopo aver finito la carriera, e adesso sono 25 anni che sono lì. Mi trovo benissimo.”

Francesco Cazzola