Terremoto in Agsm e possibili scenari. Dura lettera d’addio del presidente Le dimissioni del presidente hanno colto di sorpresa (quasi) tutti: nel mirino i partiti. Intanto Roma scippa a Verona parte dei militari

Le dimissioni del presidente di Agsm Daniele Finoc­chia­­­ro hanno sconquas­sa­to il Palazzo. Qualcuno se le a­spettava, è vero. Ma nes­suno immaginava che il ma­na­ger, in una lettera al sin­daco – diventata subito di do­mi­nio pubblico – mettesse in fila con tanta durezza e tra­sparenza le ragioni del suo gesto. Le quali portano a un’u­nica conclusione: in 16 mesi nessuno ha deciso di deci­dere sull’aggregazio­ne né sui piani futuri. «A dif­ferenza di quanto dovrebbe accadere nei cda, tranne poc­he ec­cezioni», ha di­chiarato Finoc­chiaro, «i com­ponenti del Consiglio non si sono mai pronunciati sui con­tenuti del progetto industria­le. Il piano è stato oggetto di infinite pre­sen­tazioni. Nel corso di questi incontri ho po­tuto verificare come, con po­che eccezioni, non ci sia la volontà di pro­muovere un vero sviluppo in­dustriale, quanto piuttosto di mante­ne­re le status quo e le attuali inefficienze, con inge­renze e rendite di posizione che han­no condot­to all’immo­bili­smo di questi ultimi 15 anni». La maggio­ranza, nel cda, è rappre­sentata da Lega e Ve­rona Domani: non è com­pli­cato capire i desti­na­tari delle ac­cuse. Sboarina ha avuto pa­role di stima per l’ormai ex presidente della municipaliz­za­ta: «La cor­ret­t­ezza l’ha sem­pre contrad­distinto, ed è stato così an­che in questo frangente. Il presi­dente si è dimesso perché è terminato il man­dato tecnico che gli ho con­ferito. Sarà la politica e il nuovo presidente che nomi­ne­rò nelle prossime set­timane a decidere quale stra­da bisogna prendere da­vanti a queste bivio pro­gettuale e non più tecnico. Ringrazio Finocchiaro per l’im­pegno e la competenza messe a di­sposizione della nostra cit­tà». Il futuro, in­som­ma, è an­cora tutto da scri­vere. Il presente, invece, ha scip­pa­to a Verona 10 dei 27 mi­litari che il Comune aveva chiesto e faticosa­mente otte­nuto per aumen­tare la sicu­rezza. Il governo aveva ceduto, ma dopo soli 3 mesi si è ripreso il con­tingente e l’ha inviato al Sud per l’e­mergenza sbar­chi. L’as­­sessore alla Sicurez­za, Pola­to, ha caricato a te­sta bassa: «Siamo davanti a un governo schizofrenico che cambia idea da un mo­mento all’altro senza tener conto di quanto si sta facen­do. Invece di tutelare i confini coi blocchi navali e di con­trollare gli arrivi, ci to­glie quei pochi uomini che ab­biamo per­ché non sa ge­stire l’im­migrazione. Ave­va­mo chie­­­sto di poter im­pie­gare questi militari sul ter­ritorio e nei quartieri per af­frontare le situazioni che ci vengono se­gnalate dai cit­tadini e come deterrente. Ro­ma ha deciso di privarci di queste risorse fondamentali». Ancora una volta il governo centrale ha trattato Verona come la pe­riferia dell’impero.